Parcheggi sui natanti
Il Prof. Architetto Giuseppe Pagano, ha trascorso la vita negli Atenei italiani. Dapprima come studente e poi come professore. Le sue ricerche sono state ritenute di grande validità tanto che furono pubblicate da una nota casa editrice italiana. Nel 1984 vince in concorso per ricercatore di ruolo impostando la propria attività didattica nell’individuazione di elementi spazialmente flessibili. Questa ricerca condotta con il massimo impegno dai gruppi di allievi del corso di progettazione architettonica IV anno si concretizza in un volume. Dal 1990 esplica attività didattica come professore relatore di tesi di laurea della Facoltà di Architettura dell’università Federico II di Napoli. Alcuni lavori, come le tesi: “Centro sperimentale di cinematografia e televisione” e “intervento residenziale integrato con strutture polifunzionali” sono state selezionate ed esposte in diverse mostre e successivamente pubblicate nel testo “Architettura e Territorio”. Il professore architetto Giuseppe Pagano risulta iscritto all’albo degli architetti della provincia di Caserta dal 30 dicembre 1980 con il numero cinque. In questi ultimi tempi il professore Pagano ha registrato, con numero LT.01°000016, presso l’ufficio brevetti di Latina una sua idea che è ritenuta del tutto originale ed innovativa.
Prof. Arch. Giuseppe Pagano
PARCHEGGIO SUI NATANTI
LO SCENARIO: Gli anni sessanta del secolo scorso hanno rappresentato per il nostro Paese una fase fondamentale legata allo sviluppo socio-economico. Sono stati anni di benessere che hanno trasformato radicalmente la nostra società, fino allora prettamente agricola, dandole una connotazione fortemente industriale: la produzione è stata un continuo crescendo, sono aumentati a dismisura i consumi, e migliorato il tenore i vita di tutti. Lo sviluppo è stato così imponente che i suoi benefici si sono riflessi per i decenni successivi. Qualche dato significativo: le autovetture in circolazione sulle nostre strade nel 2000 sono state il 2500% rispetto al 1960; il numero di persone che abitano una casa di proprietà, nello stesso periodo, si è incrementato del 400%; è stato il periodo in cui la produzione edilizia (abitativa e non) e l’urbanistica hanno avuto un impulso forse unico per una società di stampo “moderno”. Purtroppo però, relativamente a questi ultimi due settori, nella maggior parte dei casi, si è per così dire “vissuti alla giornata”: non si è stati lungimiranti, non si è sempre avuta la capacità di traguardare il presente per riuscire a guardare il futuro, non si è stati sistematici e rigorosi nel pianificare e programmare la crescita. Tant’è che oggi la maggior parte dei nostri centri urbani risulta invivibile e non più a misura d’uomo, con inevitabili conseguenze sulla “qualità della vita” degli abitanti. Le nostre città sono congestionate dalla circolazione delle automobili, l’aria è diventata irrespirabile, gli spazi che dovrebbero essere comuni, sono permanentemente occupati da veicoli in sosta, i tassi di inquinamento dell’aria e da rumore sono altissimi e ben oltre le soglie di tolleranza. Uno dei pochi (tra i tanti) problemi a cui tutte le Amministrazioni locali danno la priorità è quello della circolazione e della sosta degli autoveicoli. Rispetto agli anno passati, oggi non c’è Governo locale che non comprenda al suo interno l’assessore al traffico e/o alla circolazione e che non si avvalga della preziosa consulenza esterna degli esperti nel campo. Gli spazi che per i cittadini dovrebbero essere destinati al verde, all’aggregazione ed alla socializzazione sono quasi inesistenti. La presenza di questi spazi che, per tutti i tecnici, sono quelli che caratterizzano la città-giardino, fanno parte ormai solo di esperienze teorizzate su testi specialistici. Eppure non è così: concepire la città-giardino non è pura astrazione. Esistono un gran numero di esempi fuori dai nostri confini, dunque la fattibilità è concreta. Svuotare la gran parte delle strade e delle piazze dalle auto in sosta dando loro la possibilità di un parcheggio alternativo, significa poter destinare le stesse aree, prima occupate permanentemente dalle automobili in sosta, a spazi verdi e ad aree di incontro per i cittadini; significa rendere più fluido e più snello il traffico degli autoveicoli, abbattendo sensibilmente la quantità di materie tossiche ed inquinanti liberate dalle auto che procedono a passo di lumaca ed a singhiozzo, con lunghi periodi di permanenza con il motore acceso; significa restituire la città ai suoi abitanti con un aspetto a cui ci siamo purtroppo disabituati: un minore inquinamento e una migliore qualità della vita.
IL PROGETTO: il problema dei parcheggi nelle nostre città è da decenni all’ordine del giorno; si sono varate leggi apposite (vedi Legge 24.03.89) …disposizioni in materia di parcheggi… per le aree urbane maggiormente popolate…, si sono redatti nuovi strumenti urbanistici, si è cercato di snellire le procedure per accelerare l’esecuzione di opere progettate allo scopo. Si è fatto tanto, ma c’è ancora molto da fare perché si è corso ai ripari in ritardo ed il risultato è che oggi la situazione è diventata insostenibile. E’ in questa realtà che si colloca il progetto dei “Natanti parcheggio”. In generale, l’idea è inizialmente destinata a tutti i centri urbani costieri e/o lambiti da corsi d’acqua e/o comprendenti laghi e/o dighe all’interno del loro territorio. Essenzialmente, l’idea consiste nella realizzazione di natanti-parcheggio utilizzando navi e natanti di varia stazza i cui livelli intermedi sono adattati ad aree destinate a parcheggio di autoveicoli civili, mentre l’ultimo livello è destinato ad ospitare strutture d’intrattenimento e locali di appoggio per il personale impiegato. Allo scopo possono essere utilizzati natanti di nuova realizzazione e/o natanti che non vengono più utilizzati per il trasporto e/o piastre e piattaforme galleggianti, esistenti e/o di nuova realizzazione, a unico piano coperto o scoperto. La dislocazione prevede una o più unità lungo la costa o i laghi o i corsi d’acqua o le dighe, a seconda del numero di parcheggi ritenuto necessario. Come accennato, navi e natanti in generale possono essere strutture già esistenti e/o realizzati ex novo in maniera artigianale e/o industriale, utilizzando materiali tradizionali e/o tutti gli altri materiali (esistente e/o di nuova concezione) risultanti adatti allo scopo, che la vecchia e la moderna tecnologia mettono a disposizione. Nel caso di zone costiere, i natanti vanno ancorati stabilmente alla banchine esistenti; nel caso di corsi d’acqua superficiali, i natanti vanno stabilmente ancorati all’interno di apposite anse create lungo il percorso d’acqua; nel caso di dighe il posizionamento va fatto lungo i fianchi. Gli interventi sui natanti, nel caso di riuso di mezzi esistenti a più piani, consistono in opere di adeguamento per ottenere, ai vari livelli, il massimo della superficie utile per sosta e manovra di autoveicoli. I livelli presenti possono essere collegati da rampe fisse o, in alternativa, da sistemi di trasporto verticali automatizzati. L’ultimo livello è concepito come un giardino pensile con aree all’aperto o coperte, integrate con spazi destinati all’intrattenimento e allo svago quali piscine, solarium, bar, pizzerie, ristoranti, sale per ragazzi, ecc… sono anche previsti a quest’ultimo livello dei locali di appoggio per gli operatori fissi impiegati, nonché servizi igienici, così come per tutti gli altri piani. Il sistema parcheggio è completamento autorizzato, alla stessa stregua dei parcheggi realizzati sulla terra ferma. In ordine alla sicurezza vanno adottati gli stessi accorgimenti messi in atto per mezzi analoghi che oggi effettuano il trasporto di passeggeri con veicoli al seguito (traghetti, ecc.). la manutenzione va programmata per tutti gli interventi ordinari previsti per mezzi similari.
LA FATTIBILITA’. La realizzazione di natanti parcheggio può avere inizio con il riutilizzo delle numerose navi che oggi sono in disuso e languono all’interno dei cantieri navali. Il recupero delle vecchie navi consiste nell’adeguamento dei piani intermedi e dell’ultimo piano per ottenere rispettivamente le aree di sosta/movimento ed i locali di appoggio, nonché dei collegamenti verticali. L’aspetto esterno della nave rimane inalterato, arricchito semmai dalla presenza dei giardini pensili all’ultimo livello. La configurazione ipotizzata per un piano tipo è la seguente: corsie centrali d’ingresso/uscita veicolari; aree di parcheggio a sx e dx veicolari; corsie di emergenza a sx e dx veicolari; tappeti mobili e sx e dx pedonali; collegamenti verticali veicolari (rampe) e pedonali (scale e ascensori); servizi igienici; zone di sorveglianza. Riferendosi a una nave di stazza medio-bassa di dimensioni 170 X 25 metri a cinque livelli, la possibilità di parcamento risulta essere pari a cinquecento veicoli civili; per una nave di stazza media – alta do dimensioni 220 x 36 metri a sette livelli la possibilità di parcamento sale a novecento autoveicoli. L’utilizzo permanente di una o due navi di questo tipo svuoterebbe di mille autoveicoli i centri storici di grandi e piccole città come Roma, Napoli, Firenze, Genova, Bari, Palermo, Formia o Gaeta. A questo punto, è facile intuire quale immagine sarebbe restituita a città come queste… Allora si che l’idea di città-giardino trova una sua reale concretizzazione: parte degli spazi ora occupati dalle auto in sosta si trasformano in aree a verde. In zone di esposizione permanente, in luoghi in cui incontrarsi diventa più facile e si ha il piacere di “vivere” la propria città. Per ciò che concerne i tempi di realizzazione, questi sono notevolmente inferiori a quelli che possono ipotizzarsi per costruzioni tradizionali. Se la realizzazione di un parcheggio della stessa capacità entro o fuori terra richiede un tempo da due a quattro anni, i tempi per la messa in funzione di una nave parcheggio non vanno oltre un solo anno. Non si è fatto ovviamente riferimento agli adempimenti amministrativo-burocratici che, nel primo caso, riguardano: la localizzazione delle aree, la redazione dei progetti, l’ottenimento della concessione e dei vari nulla-osta, l’espletamento delle gare per l’assegnazione dei lavori. Per la nave parcheggio gli adempimenti consistono essenzialmente nell’ottenimento della classificazione del natante e dei nulla-osta della corrispondente Capitaneria, con ulteriore riduzione dei tempi. Anche per ciò che concerne le opere esterne e di eventuali disagi durante la realizzazione, per la nave parcheggio non sono necessarie opere importanti di scavo e/o contenimento con tutti i disagi che ne conseguono. L’affidabilità e la stabilità sono garantite dall’attracco permanente lungo le banchine esistenti; rollio e beccheggio sono quasi annullati dai sistemi di ancoraggio, la garanzia è assoluta perché è previsto l’utilizzo di navi in grado di affrontare il mare aperto anche in condizioni difficili. Infine, l’analisi costi-benefici è certamente positiva in quanto i costi di recupero e adeguamento della nave sono inferiori a quelli della realizzazione di opere ex novo, siano esse in c.a. o in acciaio, e non vi sono opere al “contorno” particolarmente impegnative. I tempi di messa in esercizio della nave parcheggio sono, come già detto, inferiori a quelli relativi a costruzioni tradizionali e, dunque, il periodo di ritorno dell’investimento è più breve. I benefici che derivano dalla concretizzazione dell’idea sono di natura ambientale; l’allontanamento dai centri urbani degli innumerevoli veicoli in sosta (spesso non autorizzata) lungo le strade e piazze per lunghi periodi di tempo. Ne consegue una maggiore vivibilità delle città interessate con l’opportunità di poter restituire ai cittadini spazi da destinare ad altre attività sociali, dunque una decongestione dei centri urbani e una forte riduzione dell’inquinamento sia esso acustico che dell’aria, a tutto vantaggio dell’ambiente. Dal lato occupazionale vi è la possibilità di creare nuovi posti di lavoro stabili e non a scadenza, per le opere necessarie alla fase di impianto e per la fase finale di esercizio. La gestione può essere affidata a soggetti privati, mentre i Comuni possono introitare una aliquota dei ticket, o riscuotere un fitto periodico, rimanendo esclusivi proprietari. Interventi di natura similare possono essere realizzati sulla terra ferma all’interno di grandi aree, rimaste abbandonate, mentre altri interventi possono trasformare la zona in un polo di attrazione turistica. La realizzazione del progetto può avvenire con un programma integrato grazie al concorso finanziario, parziale o totale, di operatori privati (art.37bis legge 109/94 e succ. mod.) Per concludere, navi dello stesso tipo possono essere adeguate per ospitare “Centri commerciali” e strutture ospedaliere mobili e, come tali, affiancarsi alle precedenti.