Piccoli allevatori

Pietravairano – Purtroppo anche la realtà del vairanese non è rimasta indenne in seguito all’indissolubile duplice perforamento praticatovi, che vede in testa la famigerata crisi parmalat, connessa a quello che, non a torto, si potrebbe definire il “dramma domestico” dei piccoli allevatori locali. Il deleterio mix, insinuandosi nel sopracitato territorio, continua inesorabilmente a ritorcersi, andando ad allargare il vecchissimo squarcio, sempre stato fin troppo tangibile, della totale assenza di, anche se piccoli, agglomerati industriali. Di giorno in giorno, tuonano i dissapori e le continue delusioni che scandiscono la quotidianità dei piccoli allevatori, impossibilitati a ricevere il giusto compenso, susseguente alla vendita del latte. Del resto, quest’ultima è purtroppo una “questione” avente carattere nazionale, e, una magra consolazione, potrebbe essere il pensare al “mal comune, mezzo gaudio”. Ma, alla carente riscossione dei reali introiti, si va ad assommare un’ennesima problematica, propria in particolare dei piccoli allevatori locali: il boicottare da parte dei consumatori le carni paesane, e, a discapito di queste, il preferire quelle importate, indubbiamente meno dispendiose. L’argomento è all’ordine del giorno in bar, piazze, e in altri luoghi di ritrovo. Il signor Achille Cerbo, piccolo allevatore pietravairanese, lamenta la penosa condizione, e dice “mi piange il cuore”, nel “contemplare” i vitelli invenduti nella propria stalla. Domandandosi, perché mai le persone non riescano “più” a comprendere la qualità delle carni paesane. Così come ci conferma il signor Cerbo, che dire se non che il vento di ponente della globalizzazione, ha praticato un’ulteriore crepa nella nostra già precaria economia. 

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