Il Volturno questo sconosciuto
L?Associazione Pro Loco Bellonese, si costitu? in Bellona nel mese di dicembre del 1978, e, pur impegnandosi in varie organizzazioni culturali, sportive, sociali e folclorice, non riusc? ad ottenere il riconoscimento ufficiale dall?Ente Provinciale del Turismo. Tra le varie iniziative presentarono una ricerca dal titolo: ?Il Volturno? questo sconosciuto?. La Redazione di www.deasport.it per far conoscere tutti gli avvenimenti bellonesi, pubblica sul web, l?iniziativa del sodalizio. Una breve ricerca storiografica svolta dai Volontari della Protezione Civile del Servizio Volontariato Giovanile di Caserta, integrata dal dott. Giovanni Giudicianni. L?edizione ? stata curata dall?Associazione ?Pro Loco Bellonese? per gli studenti delle Scuole Medie.
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Lo scopo principale di una associazione come la nostra ? quello di far conoscere ed apprezzare i profili pi? significativi e le tradizioni pi? autentiche della Comunit? in cui essa opera. E cos?, nel Giugno 1979, l?Associazione Pro Loco Bellonese volle onorare il maestro Raffaele Pancaro, insigne figura di concittadino e di musicista, curando tra l?altro l?affissione di una targa commemorativa nella ricorrenza della nascita dell?artista. Nell?Aprile scorso venne predisposta per gli studenti delle scuole di Bellona una edizione breve sulle origini e sugli sviluppi del culto di Maria SS.ma di Gerusalemme che tanta parte occupa nella vita e nella storia del nostro paese. Oggi, proseguendo nel medesimo disegno, s?intende far conoscere agli studenti (e non solo a questi ) il fiume Volturno con la sua storia e la sua leggenda, con la sua bellezza ed i suoi problemi, sulle cui rive si sono svolte vicende che hanno interessato la storia della nostra Nazione e della nostra Comunit?. Questa Associazione si sentir? soddisfatta se con tale iniziativa avr? contribuito ? anche se solo in parte ? a suscitare nei giovani lettori e nei cittadini di Bellona simpatia ed amore per il nostro fiume.
Bellona, Dicembre 1981 —- L?Associazione ?Pro Loco Bellonese?
SCHEDE DEL FIUME.
Sorge dal terreno alle pendici del monte Meta, a 548 metri sul l / m, nel tenimento di Rocchetta al Volturno in provincia di Isernia; Sfocia nel Mar Tirreno presso Castelvolturno in provincia di Caserta; lunghezza: km. 181; Portata media: 82 mc al sec.; Affluenti: Calore ( che ? il pi? importante ), Vandra, Sava, Lete, Torano, Isclero. E? il maggior fiume dell?Italia meridionale.
IL VOLTURNO TRA STORIA E LEGGENDA.
Ogni fiume ha la sua leggenda, la sua storia, fatta e vissuta nei millenni, tra cento e cento mutamenti, mille vicende: vicende segnate da eventi ora lieti ora tristi, che si perdono nella bruma del tempo.
Cos? il Volturno ?.. questo sconosciuto.
Con il suo tormentoso corso questo fiume ? il cui nome dal verbo latino ?volvere? sta a significare fiume dalle volute ? ha una sua storia millenaria, non solo nella essenza del tempo, ma nella sua stessa vita idrologica avendo mutato il suo corso diverse volte, abbandonando il suo letto per formarsene un altro, rendendo o fertili terreni ove prima era melma e limo o rendendo palude quelli che prima erano ubertosi. Questo fiume vagabondo e sdegnoso, terribile per velocit?, spaventoso nelle piene fu descritto da Stazio, Claudiano, Lucano, Bartolomeo Fazio e fu definito a volte ? il Volturno rapax, Volturnus celer?. Dalla sua storia si apprende che l?imperatore Domiziano costru? argini ai fiumi affinch? ? il Volturno vagabondo e sdegnoso non uscisse dal proprio alveo e proprie ripe; lo costrinse nel retto corso e viet? che innanzi per le sue gonfiezze e sboccamenti le vicine campagne inondasse? ( Rinaldo. Storia civile di Capua ? Tomo III, pag. 312).
Conseguentemente, si sono dovute verificare continue mutazioni dell?alveo ed ? quindi probabile che la Regione Campania abbia risentito lente e ripetute emersioni sia a causa di movimenti sismici. Le tradizioni storiche concordano con tali congetture. Nell?anno 161 d. C., mentre era imperatore Marco Aurelio (1), fu la via Appia inondata e sconnessa dal Volturno, e precisamente da Sinuessa (2) a Casilino (3) com?? ricordato da una lapide rinvenuta nel 1505 presso Capua e descritta dal Pratilli nel suo libro ?Via Appia? a pag. 24. Ai tempi di Diocleziono e di Massimiliano, vi furono altre inondazioni sulla via Appia, tristissime per i danni che arrecano. Quando i fratelli del conte Landone volsero in mente il pensiero di edificare presso il ponte di Casilino la nuova citt? di Capua, il conte non approv? tale decisione, non volendo abbandonare un luogo salubre ? Sicopoli ? (4) per andar ad abitare in mezzo al fango, il quale luogo ? egli diceva ? ? era pi? conveniente ai porci che non agli uomini?. E tanto doveva essere palustre quel luogo che dal MAURINGO, autore della ?Nuova Cronaca dei Conti di Capua?, fu descritto col nome do pantano: ?ipse Casilini cum fratibus suis moriri fecit in pantano?.
(1)-Marco Aurelio ? Imperatore romano dal 161 al 180 d.C.
(2)-Sinuessa ? L?attuale Sessa Aurunca.
(3)-Casilino ? Nome latino dell?attuale Capua, nell?antichit? di importanza esclusivamente militare come sbarramento sul Volturno della via che conduceva a Capua, l?attuale S.Maria C.V.
(4)-Sicopoli ? Citt? fondata in onore di Sicone, principe di Benevento, sulla collina della cosiddetta Palombara, in tenimento di Bellona, andata distrutta in un incendio verso la met? del secolo IX.
Questo terreno melmoso ed insalubre del suolo intorno al Ponte di Casilino prova che da gran tempo il fiume aveva abbandonato il suo letto, come descrive Rinaldi nella op. cit. a pag. 422. Per la qualcosa, i primi edificatori della Casa Episcopale dovettero rassodare il terreno con grandi gittate di macigni e frammenti di colonne (jannelli: Sacra guida della Chiesa Cattedrale di Capua pag. 63). Altra memoria di cambiamenti dell?alveo si ha nel 1531 come risulta da una deliberazione municipale si prescrive che ?si levassero dalle vicinanze di Capua del 23.3. con la quale si prescrive che? si levassero dalle vicinanze di Capua cos? le acque del fiume morte che quelle di Ponticello, attesoch? cagionavano mal d?aria in Capua?. E come ci? fu eseguito, continua il Granata nell?op. cit. a pag. 241, dal Regio Conservatore, in seguito al dispaccio del Vicer?, si ordin? con pubblico bando che i proprietari dei terreni limitrofi dovessero tener netti quei fossi e che in essi non vi restasse acqua stagnante. Nel 1750 avvenne una gran piena verso la fine di luglio e piogge dirotte e continue vi furono anche nell?ottobre, novembre e dicembre dello stesso anno, cosicch? il fiume urtando con violenza ruppe il suo corso antico e and? a ricongiungersi con un suo stesso braccio che era circa tre miglia, tanto da far sorgere un isolotto sul quale per un tempo venne ad accamparsi una parte del distaccamento dell’allora Genio Militare.
Il letto del Volturno ? stato sempre molto variabile a causa dei bassi fondali generati dalle torbide e spostato dalle correnti. Giova ricordare che le piene si annunciano con il cambiamento del colore delle acque , dalla grande spuma albuminosa che soprannuota e si muove in tortuosi ravvolgimenti . I battellieri capuani ( I londrari) sono cos? esperti in questi indizi che determinano financo le zone ed i confluenti donde esse arrivano. Nelle piene , se i venti e le alte maree reagiscono, si producono vasti allagamenti nelle contrade e si hanno innalzamenti notevoli di terreni. Da elementi geologici si pu? dedurre che l?area Flegrea, che si estende fino ad Aversa,coperta prima dal mare innanzi l?era volgare, fu sollevata da violente piene del volturno come riferisce lo Scacchi nelle sue ? Memorie geologiche sulla Campania?. Prima notizia sulla navigabilit? del Volturno si trova in Tito Livio che narrando della Seconda Guerra Cartaginese:?..per fornire di viveri l?esercito romano nell?assedio di Capua occupata si trasportavano vettovaglie in Casilino; e a tale oggetto si identific? un castello nella bocca del Volturno e postavi sufficiente guarnigione per cos? tenere il fiume?. Nella decadenza dell?Impero Romano si parl? ancora di navigabilit? e del Porto di Casilino di Capua. L?Abate Domenico Romanelli nel suo diario scriveva: Fermato sul magnifico ponte sotto di cui scorre tacito e sempre torbido il Volturno ? analoga locuzione la pronuncia Ovidio in Metam. Libro XV? ?Multamque trahens sub gurgite arenam Vulturnus? ? ? che serpeggiando cinge buona parte del perimetro di capua scorse gli avanzi del celebra Ponte di casilino che congiungeva insieme le due parti della citt? di Capua. Tito Livio dice ?Fabius Casilinum occupat modificis praesidiis, quae urbs Volturno flumine dirumpta, Falernum a campano agro dividit?. E? ancora Annibale per impedire il trasporto dei cibari che dal mare si faceva per il Volturno, ordin? l?incendio di tutte le barche destinate a tale commercio. Ai tempi del re Ladislao tale Matteo di Ariano per aver ripreso l?attivit? del commercio per fiume ottenne la carica di console di mare. Da notare ancora che il Volturno serv? il transito per il commercio dal mare con gli Etruschi venuti nella Campania e ritenuti Deit? dando il nome all?unione Osca ? Etrusca. E, per il fiume, i Sanniti molestarono la comunit? osco-etrusca impadronendosi di gran parte del contado del Volturno. Al tempo dei Longobardi nel capitolare del principe Sicario nell?anno 836 si ritorna a fare cenno alla navigabilit?. Secondo il Pellegrino nell?anno 1393 la navigabilit? del Volturno fu rinnovellata per opera di Bartolomeo di Ariano, cittadino di Pozzuoli, tanto risulta anche da una gabella di dazio che da re Ladislao fu concessa per il traffico sul Volturno fino a che il 12 ottobre 1389 fu estesa questa gabella a tutte le merci provenienti dal fiume. Nel terzo libro della Cancelleria Capuana del 1471 si legge che il pubblico parlamento si riun? per restituire al fiume il traffico delle imbarcazioni. Nel 1534, don Pedro di Toledo, vicer? dell?Imperatore Carlo V?, per rendere il fiume navigabile non solo dal mare a Capua, ma anche sino a Benevento attraverso la confluenza del fiume Calore, ordin? degli studi e dei sopralluoghi per le ricognizioni necessarie. Diresse l?incarico Antonio Dixar. I governanti di Capua opposero viva forza all?iniziativa perch? obiettarono il grande danno che ne sarebbe potuto derivare ai mulini: ci? nonostante nel 1648 troviamo ancora che il fiume Volturno era navigabile. Nelle rivoluzioni dell?epoca del Reame di Napoli, quando venne occupata la citt? di Aversa e tutti i casali di Capua dai popolani di Napoli, e mantenendosi solo Capua fedele al Sovrano non vi fu altra maniera che per la via del fiume raggiungere gli altri centri, e cos? giunsero a Capua.
Le barche di Pozzuoli, Procida e Ischia, per portare ?zuccari, vino, olio, salami et altre cose necessarie all?annona e queste barche trovavansi cariche di farina, orzo, biada, e detterosi cosi nutrimento a Capua e soffrivasi difetto nell?Armata Spagnuola?. L?uso di navigare il Volturno non fu dissimile da quello del Tevere descritto da dionigi Alicarnasso e cio? le navi cariche si traeano su contro il corso delle acque a forza di remi o a mezzo di alaggi. Riguardo alla forma delle navi usate si pu? credere che sia stata qella dei ?Faseli Campani? di cui fa menzione Cicerone. Nel 1700 il traffico si faceva con sandali come afferma il Rinaldo: erano navi a fondo piatto avevano lunghezza di 62 palmi, larghezza di palmi 13 ed in poppa palmi 14. Il carico era d?inverno di 14 canne di legna e d?estate di 10. Nell?antico Casilino esisteva un piccolo porto, a forma di mezza luna, dove potevano ben attraccare le imbarcazioni e caricarsi cos? di vettovaglie o scaricarne. Ai tempi nostri numerosi e voluminosi sono stati gli studi svolti sulla navigabilit? del Volturno. Molti ambiziosi e sostenuti solo dal fermo convincimento di trovare una nuova e pi? economia di comunicazione con l?entroterra. Si parl? di ?drizzare? il Volturno. Cio? tagliare le grosse e acute anse che caratterizzano il corso del fiume, oggi benefiche preda dell?industria del calcestruzzo e dei cavatori di sabbia. Progetti utopistici di cui la nostra terra ? colma di carte. Recentemente un raid conoscitivo ha messo in luce aspetti drammatici dell?uso che si fa di questo fiume. Percorrendo il corso dell?acqua dalla Sorgente sita a Rocchetta al Volturno dove Traiano impossessandosi del territorio vi pose una pietra con incisione ( nota n. 3133/E4 in data 13 / 12 / 1979 dell?ENEL ) custodita al I Salto di La Pesa e fino a Colli al Volturno il fiume scorre limpido in un nastro d?argento. Oltre, tutti i Comuni rivieraschi utilizzano il fiume per lo smaltimento dei rifiuti urbani e quelli industriali. Lungo i 181 km. Del corso d?acqua i segni dell?uomo con tutta la sua violenza sulla natura sono molteplici. Opere ciclopiche di sbarramenti che impediscono la risalita della fauna ittica e quindi la formazione della cinosi enedemica. Percorrere il Volturno per scoprirne la sua identit? ? impresa affascinante e ricca di conoscenze. Ogni tratto ? solcato da ricordi talvolta d?imprese leggendarie: la Morte di Teia, ultimo Re dei Goti avvenuta per mano di Narsete nel 553, il primo ponte Romano detto Annibale a S. Angelo in Formis, l?epica gesta di Garibaldi del 1. 10. 860, e finalmente la Resistenza che scrisse sul Volturno pagine di gloriose vicende. Con l?introduzione dell?illuminazione elettrica il Volturno fu deputato ad iniziativa di un gruppo di coraggiosi napoletani a produrre energia elettrica sfruttando il corso d?acqua. L?intera citt? di Napoli inizialmente e poi tutto il casertano fu energizzata dal Volturno. Con l?avvento della civilt? industriale numerose opere irrigue furono realizzate a vantaggio dell?agricoltura. Concludendo, del Fiume Volturno si puo solo parlare di bene collettivo da governare onde evitare che possa trasformarsi in uno strumento di morte e di calamit? e per quanto possibile di occasione turistica se convenientemente adattato.
CORRIERE DI CAPUA ? Foglietto terzo.
Ecco come si hanno notizie esclusive dal teatro della guerra.
Notiziario.
Napoli 1 ottobre 1860.
Abbiamo notizia del Teatro della Guerra: d?una importanza singolare anche – per le molte conseguenze che ne possono derivare. La Truppa Nazionale. tenne tutta la linea che in forma semicircolare della parte di Caiazzo si estende fino a Caserta. La linea del Volturno posta d’ innanzi al Palazzo di Capua circonda l’ intorno fino allo sbocco del fiume Calore.
Fu in questo, punto che due Squadroni, di Cavalleria primo e secondo, Ossari, uscivano ad assaltare un avarnposto Nazionale di cinquanta uomini circa, intimando la resa, ma non si rendono i soldati di Garibaldi; ed a quella bestemmia due colonne si spingono innanzi a bajonetta spianata per respingere gli Ussari : allora altre Truppe uscite dalla Piazza venne in soccorso degli Ussari, ed altro battaglione de’ Garibaldini a rafforzare i nostri,
e cos? in un?ora tutta Ia linea era impegnata nella lotta: fu acre e terribile la pugna, si combatteva: con accanimento e disperato ardire.
Sino a cinque ore fa si combatt? con dubbia lance, finalmente il valore la vinse sul numero: la liberta? sul dispotismo. I Regii furono respinti e fugati con la baionetta alle reni, tutto era scompiglio e spavento nelle loro colonne: spavento grandissimo, era dentro le mura di Capua: lo si vedeva dal tumultare che facevano quei di dentro– I Borboni come uomini perduti che avean tutto giocato sopra una sola certa, menavano le mani da disperati senza salute o scampo. I Garibaldini dispiaciuti per le antecedenti carneficine de? Regii, combattevano con lo slancio della giustizia punitrice, ed ogni colpo era morte ad uomini che solo disperazione faceva combattere; la fede ? per le camicie rosse, e con la fede tutto ? facile niente impossibile.
Il Dittatore- da S.Maria alle 12:40 meridiane telegrafava al Generale
Milbiz, questi al Generale Sirtori a Caserta, questi a Bixio in Maddaloni ed: al Ministrodella Guerra in Napoli – Ecco il dispaccio- Il Generale Dittatore mi fa annunziare che siamo vittoriosi su tutte le linee.
lntanto le conseguenze saranno immense; scoraggiamento de?soldati
Regi dentro Capua e Gaeta, diserzioni perci?, ed ammutinamento; assalto prossimo della Piazza, e forse oggi cader?: dimani cadr? pure Gaeta.
Garibaldi da Caserta cos? scriveva a Vittorio Emanuele.
?Sire,
?Quando, toccato il suolo siciliano, assunti la dittatura, lo feci nel nome vostro, e per Voi, nobile Principe, nel quale raccolgonsi le speranze della nazione. Adempio adunque ad un voto del mio cuore, sciolgo una promessa da me in vari atti decretata, deponendo in mani vostre un potere, che per tutti i, titoli vi appartiere, ora che il popolo di queste Provincie si ? solennemente pronunziato per l’Italia una e pel Regno vostro e de’ vostri legittimi discendenti.
?Io vi rimetto il potere su dieci milioni d’Italiani, tormentati fino a pochi mesi addietro da un dispotismo stupido e feroce, e pe’ quali ? oramai necessario un regime
riparatore. E lo avranno da Voi questo regime, da Voi che Dio prescelse ad instaurare la Nazione italiana, a renderla libera e prospera all?interno, potente e rispettata all`esterno. ?Voi troverete in queste contrade un popolo docile, quanto intelligente, amico dell’ordine, quanto desideroso di libert?, pronto ai maggiori sagrifici, qualora gli sieno richiesti nell’interesse della Patria e di un Governo nazionale. Ne’ sei mesi che io ho tenuto la suprerna direzione, non ebbi che a lodarmi dell’indole e del buon volere di questo popolo, e che ho la fortuna di rendere io co’ miei compagni — all’ltalia, dalla quale i nostri tiranni lo avevano disgiunto. ?Io non vi parlo del mio Governo. L’isola di Sicilia, malgrado le difficolt? suscitatevi da gente venuta da fuori, ebbe ordini civili e politici pari a quelli dell’Italia superiore; gode tranquillit? senza esempio. Qui, nel Continente, dove la presenza del nemico ? ancora di ostacolo, il paese ? avviato in tutti gli atti alla unificazione nazionale. Tutto ci? merc? la solerte intelligenza delli due distinti patrioti, a’ quali affidai le redini dell’amministrazione.
?Vogliate intanto, Maest?, permettermi una sola preghiera nell’atto di rimettervi il supremo potere.
?Io v?imploro che mettiate sotto l’altissima Vostra tutela coloro che mi ebbi a collaboratori in questa grande opera di affrancamento dell’Italia Meridionale, e che accogliate nel Vostro Esercito i miei commilitoni che hanno bene meritato di Voi e della Patria.
?Sono, Sire
?Caserta, 29 Ottobre 1860.
Le Battaglie combattute sul Volturno
Sulle rive del Volturno si sono svolte parecchie battaglie importanti fin dal periodo delle guerre sannitiche.
Dopo la battaglia combattuta tra Romani e Cartaginesi guidati da Annibale nel 216 a.C., i Bizantini guidati da Narsete sconfissero nel 554 d.C. le orde dei Franchi e degli Alemanni che avevano invaso l?Italia alla fine della guerra greco-gotica.
Nel gennaio del 1799 il generale francese Championnet sconfiggeva sotto Capua gli Austro-Napoletani guidati dal generale Mack, conquistando la fortezza ed aprendosi cos? la via di Napoli.
Ma la battaglia pi? importante fu quella combattuta nell?ottobre del 1860 fra Garibaldini e Borbonici che concluse l?impresa dei Mille e segn? la fine della dominazione borbonica nel regno di Napoli. Di tale battaglia si dir? pi? avanti. Durante la seconda guerra mondiale, la valle del Volturno e, in modo particolare le gole di Triflisco, furono teatro di scontri nell?Ottobre-Novembre 1943 fra gli Anglo-Americani e i Tedeschi in ritirata verso il Garigliano dopo i fatti dell?8 Settembre e le 4 Giornate di Napoli.
La battaglia del Volturno del 1860
L?esercito volontario di Garibaldi, composto di 25.000 unit?, agli ordini dei generali Medici, Turr e Bixio, era dislocato sulle alture prospicienti il fiume e si protendeva da Maddaloni fino alla fortezza di Capua.
Il piano borbonico, buono in via di massima, prevedeva l?uscita improvvisa dei borbonici da Capua per impegnare le truppe del generale Medici, nonch? una manovra aggirante con un distaccamento che, uscito da Capua, avrebbe preso alle spalle il gruppo Turr e il gruppo Bixio dislocati rispettivamente A Caserta e a Maddaloni. Il piano tuttavia fall? per l?inadeguata esecuzione, mentre i Garibaldini seppero sfruttare la bont? delle posizioni da loro occupate e l’altezza del morale delle truppe, avendo alla fine ragione di un esercito composta da 40.000 borbonici dotati, tra l?altro di forte artiglieria e cavalleria.
La battaglia, iniziata il 1? Ottobre 1860, vide le forze del generale Medici gravemente impegnate intorno a S. Angelo in Formis dove esiste oggi il cimitero garibaldino in una posizione critica da cui furono liberate solo all?intervento dello stesso Garibaldi. Questi, dopo aver inviato rinforzi al gen. Medici si un? al gen. Turr nel settore di S.Maria C.V. per iniziare una controffensiva. Verso sera l?attacco borbonico poteva considerarsi fallito. Nel settore Nord i Garibaldini furono costretti a ripiegare eccetto che a Castelmorrone difesa da Pilade Bronzetti, caduto eroicamente nell?azione.
Nel settore est, Bixio fu seriamente impegnato da una forte colonna borbonica dinanzi alla quale fu costretto a ripiegare. Riusc? tuttavia ad organizzare diversi contrattacchi. Il giorno dopo, la colonna borbonica venne accerchiata e costretta a deporre le armi presso Caserta Vecchia.