Restituite alla vedova Conte le antiche Officinae Figularum

L?esecutivo retto dal sindaco Giaquinto tenta di rimediare ad un altro pateracchio targato Sorbo
Al largo Fornaci il comune voleva abbattere lo storico manufatto tutelato dalla Soprintendenza. Espropriato nel 2001 per realizzare un parcheggio. Ma resta il problema dei gi? lavori appaltati.
Restituito al legittimo proprietario il rudere riconosciuto e posto sotto tutela dalla Soprintendenza quale storico opificio delle Officinae Figulorum. Avrebbe dovuto chiudersi ieri una controversia giudiziaria che ha visto due volte soccombente il Comune di Caiazzo in seguito al doppio ricorso presentato per conto della vedova Conte al Tribunale amministrativo regionale e poi al Consiglio di Stato per difendere con ogni lecito mezzo la propriet? del grosso ma cadente edificio ubicato al largo delle Fornaci, quartiere Rovagnari, riconosciuto e posto sotto tutela dalla Soprintendenza quale sede dello storico opificio delle Officinae Figulorum, dove nei secoli scorsi veniva prodotto eccellente vasellame in argilla e pentole comunemente dette rovagne, da cui prende nome l?intero rione. Rispolverando un vecchio progetto abbandonato dal compianto sindaco Cervo che gi? all? epoca lo aveva ritenuto improponibile, la giunta presieduta dal defenestrato sindaco Sorbo si era ostinata nel realizzare un enorme parcheggio su un grosso appezzamento di terreno appartenente al clero, su alcune particelle private nonch? dove insiste lo storico immobile, ritenuto dai preposti comunali mero rudere da demolire e come tale espropriato nel 2001 malgrado l?opposizione della proprietaria che per questo si sarebbe ammalata senza mai pi? riprendersi. Nonostante il ricorso al Tar della vedova, il Comune procedette normalmente nell?affidamento dei lavori mediante una gara d?appalto, ugualmente impugnata dalla vedova, irremovibile perch? l?immobile le ricordava la giovent?, ricordi che non potevano essere mercanteggiati neanche per realizzare il parcheggio. Ma gli amministratori dell?epoca furono irremovibili, a quanto appreso costringendo la vecchia a denunciare anche i presunti favoritismi che qualche funzionario comunale avrebbe potuto trarre dall?abbattimento dell?immobile. La causa della vedova fu sostenuta dall?opposizione capitanata da Fabio Sgueglia, che riusc? ad ottenere l?interessamento della soprintendenza che non esit? ad imporre la tutela del bene riconosciuto per lo storico opificio riportato anche su un?antica mappa di Caiazzo presente nella guida turistica del Comune. Ci? evit? la demolizione, ma il Comune si sarebbe rifiutato di restituire l?immobile alla vedova, costringendo i suoi legali prima a diffidare il sindaco pro tempore e poi a predisporre la richiesta di nomina di un commissario ad acta che, oltre a restituire l?immobile ai legittimi proprietari, avrebbe determinato ulteriori aggravi per le casse comunali. Di fronte a tale verosimile prospettiva, vista la sentenza del Consiglio di Stato e dopo vani tentativi di trovare un diverso accordo, i preposti comunali hanno convocato la vedova per riconsegnarle le chiavi e por fine all?inutile occupazione, che comunque determiner? ingenti spese da parte del Comune, cio? della collettivit?.

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