Salvate i vostri figli, non barattate la loro innocenza con assurdi compromessi
Una ragazza ha subito violenze per nove lunghissimi anni
Il bruto condannato in primo grado a sei anni. Incastrato dall’esame del Dna
Venerd? 15 ottobre 2004, alle ore 19,30 presso il collegio “C” della seconda sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Rugarli, pm Cilenti) fu emessa la sentenza a carico del sessantatreenne Filippo Almerico di Bellona. Sei anni di reclusione e pagamento delle spese processuali e procedurali, risarcimento di danni fisici .e morali. Durante il dibattimento l’avvocato Elsa Cardone del Foro di Santa Maria; chiese, per la parte civile, un risarcimento di 150.000 curo. Questa cifra fu avallata dai Pubblico Ministero che la riteneva equa. Almerico fu accusato dalla Minore M.P.C. di violenze sessuali. I giudici, per accertare la verit? decise di nominare una Commissione per un prelievo affinch? si potesse procedere alla prova del Dna. Sia Almerico che la ragazza accettarono:di sottoporsi al prelievo. L’incarico fu affidato a Maurizio Di Boni, della polizia scientifica di Roma. Le prove furono effettuate con tre diverse tecniche dando sempre esito positivo. Inoltre, rifer? in aula Di Boni, che era stata effettuata una controprova incrociata anch’essa positiva. Il fattaccio inizi? a Rocchetta e Croce, continu? a Camigliano, per concludersi in via Triflisco di Bellona. La minori non rifer? nulla alla madre, convivente dell’ Almerico all’epoca dei fatti, perch? intimorita dalle minacce del bruto. Sotto il letto della minore, otto anni di et? all’epoca dell’inizio delle violenze, fu rinvenuto un Klinex con evidenti residui di sperma e sangue. Quando la madre scopr? il tutto la ragazza aveva diciassette anni e da nove subiva gli abusi. Alla richiesta di acquisire agli alti il reperto, ci furono opposizioni ma, nell’udienza del 13 febbraio 2004 il Tribunale dispose l’acquisizione del suddetto con riserva di nominare la Commissione per la prova del Dna. Detta acquisizione avvenne il 4 maggio 2004: La posizione dell’imputato si aggrav? ulteriormente perch?; in un’udienza, il pm Cilenti, notific? all’Almerico.due aggravanti:minaccia a mano armata ed eccessivo abuso della patria potest?. Dopo la lettura della sentenza la mamma della vittima, che all’epoca dei fatti era convivente dell’Almerico, dichiar?: “Non ho mai dubitato nella giustizia perch? sono convinta che, anche se lenta; inesorabilmente condanna i colpevoli. La mia non ? una vendetta ma sete di giustizia perch? ritengo che simili mostri non devono agire indisturbati e baldanzosi: Non gioisco per Ia sentenza perch? la mia gioia sarebbe stata immensa se il fatto non si fosse verificato. Sono convinta che le prove schiaccianti contro il mostro di Bellona non gli danno scampo neanche in appello”.
Nel giorno della festa delle Mamme l?appello della signora Claudia Catone: ?Salvate i vostri figli, non barattate la loro innocenza con assurdi compromessi.
Mamme, denunciate i pedofili.
“Ho combattuto per anni per ottenere giustizia e non vendetta, per non tacere sull’orrore della pedofilia dopo aver scoperto che il mio ex convivente da anni abusava di mia figlia; ce l’ho fatta ma ora mi aspetto la protezione da parte dello Stato perch? io e mia figlia siamo state abbandonate al nostro destino e le
minacce sono pressoch? continue; so che a Bellona e nell’hinterland ci sono altri casi come il mio ma non vengono denunciati perch? troppe mamme accettano l’orribile compromesso di un compagno pedofilo che per? porta solidit? economica a casa; ma la vita e l’innocenza dei propri figli non possono essere barattate con nulla, non possono essere paragonate per importanza a
llielil ‘altro esista al mondo”. La sua ? una storia fin troppo comune, quella di una donna che ha scoperto nove anni di abusi dell’ex compagno nei confronti della figlia, ma il suo appello ? quasi un monito alle mamme che fanno finta di
non vedere, Proprio, nel giorno della festa della mamma, arriva un messaggio forte da Claudia Catone, 41 anni, di Bellona, che ha aiutato la figlia ad uscire dall’incubo. Ha denunciato il compagno, non ha avuto paura di affrontare la realt? e oggi palla del suo caso con lucidit? e fermezza, consapevole che la
sua terribile esperienza possa essere d’aiuto a chi si trova nella stessa condizione. Cosa si prova in una situazione cos? assurda? “Orrore, nient’altro che orrore; un termine che racchiude ogni tipo di sensazione”. Ha avuto la forza di affrontarla nonostante le avversit?. “La gente, come da atteggiamento tipico ormai non solo pi? dei piccoli centri, non mi ? stata vicina, ? come essere
piombati nella preistoria, si ? solo vittime di pregiudizi e si passa per folli “.
Come si combatte con la dura realt? della pedofilia? “Bisogna avere fiducia,
non coraggio, bisogna avere fiducia nella giustizia, saper scegliere la strada pi? lunga, quella migliore. L’unica che potr? rendere giustizia a noi e ai nostri bambini; sarebbe fin troppo semplice cercare la vendetta, ci vorrebbero cinque minuti. A me invece ci sono voluti cinque armi di forza”. Tante sono state le avversit? anche durante il processo contro il suo ex compagno.
“Una delle prove pi? schiaccianti, quelle tracce di sperma trovate su un assorbente, fu ammessa ed analizzata dopo tantissime richieste e molte peripezie giudiziarie; e lei non pu? nemmeno immaginare quante pressioni abbiamo subito e quante persone qui dicevano che era tutto falso “. La sua reazione quando scopr? il tutto? “Ovviamente la prima cosa cacciai di casa il mio convivente che ha continuato a negare fino ad oggi, anche di fronte
all’evidenza, qualunque tipo di responsabilit? rispetto a quell?orrore?.
Ha subito pressioni subito dopo la denuncia? “Altroch?! Bisogna lottare
persino con la propria famiglia. Finanche i miei fratelli preferivano che io lasciassi perdere; mi fu consigliato di preparare la valigia e partire con mia figlia; secondo molti cos? si risolve il problema; si cancella ogni traccia dell’abuso; invece no. I primi pregiudizi nascono proprio in seno alla
propria famiglia. E io ho dovuto combattere contro ogni cosa, ho fatto tutto da sola, lo posso dire”. Perch? sostiene che molte madri accettano ignobili compromessi? “Perch? conosco tante situazioni come la mia e so per certo che molte mamme vendono indirettamente e fittiziamente l’innocenza dei propri figli; sanno o sospettano degli abusi ma accettano assurdi compromessi; un marito o un compagno pedofilo che porta pur sempre i soldi a casa… terribile. Anche qui nel mio paese ce ne sono di casi che non escono fuori “. Cosa offrono le istituzioni per aiutare le mamme e le vittime degli abusi?
“Esistono delle case famiglia ma sono solo un ‘alternativa poco valida; perch? i bambini che sono gi? vittime hanno bisogno di condurre una vita normale, tornare alla realt?, non possono vivere da reclusi o nel pregiudizio “. Ha pensato seriamente di andare via? “E perch?? Se qualcuno si deve vergognare non siamo certo io e mia figlia. Alle mamme dico di parlare perch? i bambini violati di oggi saranno potenziali criminali domani, senza aiuto non si pu? tirarli fuori “. Avete temuto per la vostra vita? “Spesso. Abbiamo subito delle minacce, mia figlia ? stata picchiata pi? volte, ha avuto problemi di natura psicologica e neppure la chiesa ci ha aiutato; confessammo tutto ad un sacerdote e l’unica cosa che seppe offrirci fu un posto in un istituto. Non ? incredibile? Oggi dobbiamo convivere con la paura perch? il bruto ? stato condannato in primo grado. Di ritorsioni ne abbiamo gi? subite “.
Cosa chiede ora a nome suoe di sua figlia? “Una vita dignitosa, normale. Un programma di protezione che ci aiuti a vivere serene. E’ incredibile che venga accordato a pentiti di camorra che hanno ucciso centinaia di persone e a gente come noi no. Allo Stato evidentemente non interessano le vittime della pedofilia… “.
Il giornalista Franco Falco, collaboratore de “Il Giornale di Caserta” ? stato uno di pochi ad aiutare la signora Catone e a credere alla sua storia. Attraverso la sua associazione Dea Sport lo stesso Falco, impegnato da sempre nel volontariato e nel sociale, ha da sempre promosso incontri e dibattiti sullo scottante tema della pedofilia allo scopo di aiutare i piccoli a prevenire eventuali situazione pericolose. Il 21 marzo 2005 l’associazione promosse un dibattito ?antipedofilia e per la legalit?? alla quale parteciparono numerosi personaggi delle istituzioni e numerosi bambini, ai quali oltre a premi e regali, fu consegnato un decalogo antipedofilia che riportiamo di seguito insieme al motto dell’associazione: “Se nella nostra vita riuscissimo ad allontanare anche una sola persona, dalla droga o dalla delinquenza, non avremmo vissuto invano”.
Questo il decalogo:
1) Non accettare caramelle e soldi da chi non conosci.
2) Non permettere che persone adulte, anche se conosciute, ti accarezzino.
3) Non accettare carezze in assenza dei tuoi genitori.
4) Non accettare l’invito di andare in macchina o sul motorino, anche se ti viene rivolto da persona conosciuta.
5) Non allontanarti dal gruppo dei tuoi amici.
6) Se qualcuno ti molesta avverti subito i tuoi genitori, loro ti capiranno sempre
7) Se qualcuno ti usa violenza grida forte “Aiuto, aiuto!”
8) Se ti minacciano non aver paura, confidati con mamma e pap?.
9) Se con i tuoi genitori hai dei problemi, che non dovrebbero mai esistere, rivolgiti con fiducia ai Carabinieri telefonando al numero 0823 967048 e, se non ricevi risposta, telefona al 112; ricordati che i Carabinieri sono amici dei bambini.
10) Se i Carabinieri ti preoccupano, rivolgiti a noi della Dea Sport troverai degli “angeli custodi” che ti proteggeranno in tutte le ore ed in ogni posto.