Non lasciamo soli i nostri figli

?E? un diritto del minore “crescere in famiglia”. E? il tema di un incontro organizzato dal Club degli Amici di Bellona. Tra i vari interventi quello che ha destato maggiore interesse ? stato quello della dott.ssa Giorgia Miletto, Assistente Sociale. ?Ci? ? sancito dalle leggi 184/1983, recita il diritto per ogni minore di essere educato nella propria famiglia, l’indigenza non pu? e non deve essere un ostacolo e pertanto sono disposti aiuti e sostegni per la famiglia. Il minore che non ha un ambiente idoneo dovr? essere affidato a una famiglia possibilmente con altri bambini, o anche a una persona singola, in una comunit? di tipo familiare, solo quando il bambino ? in stato di abbandono pu? essere dichiarato adottabile. Occorre lavorare in questo settore sostenendo le famiglie in difficolt?, promuovendo una cultura che favorisca l’accoglienza da parte delle famiglie affidatarie per evitare l’ emarginazione e l’esclusione di chi ha difficolt?. E’ necessario mediare tra le famiglie affidatarie e le famiglie d’ origine; sostenere le adozioni anche dei bimbi pi? grandi o malati, realizzare le strutture di accoglienza alternative agli attuali istituti come comunit? familiari capaci di garantire una crescita sana e di promuovere il collegamento in rete delle varie strutture interessate alle problematiche.
Queste sono solo alcune delle delicate problematiche riguardanti il “mondo bambino” che vanno affrontate. Basterebbe semplicemente pensare, continua la dott.ssa Miletto, che i bambini e gli adolescenti di oggi occuperanno in futuro il nostro posto; quindi perch? non permettere loro di esprimere le loro qualit?, permettendo esperienze formative, anche sulla “strada” oggi ritenuta un luogo dove si consumano drammi, ma dove in passato diverse generazioni hanno avuto modo di confrontarsi, di giocare? I nostri ragazzi sanno perfettamente come promuovere la cultura del confronto, della relazione, della socializzazione e lo esprimono continuamente, cercando i propri pari nei pub. Essi utilizzano il loro linguaggio da adolescenti, dando delle comunicazioni lapidarie, che noi adulti a volte non riusciamo a comprendere. I genitori a volte non comprendono i messaggi dei loro figli, per il cambiamento repentino del modo di comunicare, veloce, senza quelle riflessioni e quel lavoro mentale di preparazione a cui si era abituati. Si ? passati dalla penna al computer e al telefonino. Questi strumenti hanno ridotto la comunicazione dei ragazzi a poche parole a volte ancora pi? contratte. Capire i messaggi sembra facile, ma ? una modalit? che impedisce il confronto, la relazione, la chiarezza; e tutto ci? aggiunto all’abitudine della visione della “violenza quasi non vera” pu? far scaturire risposte violente, quasi irreali, che talvolta, purtroppo, si realizzano. Nel mondo rappresentato dai computer, dalla televisione, spesso si vedono personaggi cari ai ragazzi, che si trasformano in eroi che distruggono il nemico con una facilit? assurda, ma violenta. Queste trasformazioni per? non vengono di fatto vissute come mostruose e pu? scattare un meccanismo di imitazione; a questo non corrisponde un valore acquisito del tipo: “chi distrugge o uccide ? da considerarsi comunque in torto”, valore che invece andrebbe fortemente ribadito. Come devono quindi comportarsi i genitori? Ovviamente da genitori: con affetto, amore, ascoltando, cercando di seguire i ritmi dei figli, cercando comunque di trasferire i propri valori e le proprie regole, aspettando pazientemente, quando ? necessario, che la “tempesta” passi. Occorre dare pi? ascolto ai nostri figli, dar loro “radici ed ali”; intendendo per radici i valori, che provengono da famiglia e scuola, e per ali la possibilit? di sentirsi liberi.

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