Noi cacciatori frodati dallo Stato
Si ? conclusa alla fine del mese di gennaio la stagione venatoria 2005-2006, ma per Pasquale Caiazza ?i cacciatori italiani e non soltanto casertani si sentono frodati per vari motivi?. Caiazza parla infatti di ?frode continua? ai danni di coloro che amano la caccia, che egli considera n? pi? e n? meno che uno sport come tanti altri. ?Vedersi preclusa la possibilit? di potere esercitare questo sport, perch? di sport libero si tratta, sino alla partenza dei “tordi” ? un fatto osserva – che indigna i cacciatori?. Cauazza addirittura ritiene che coloro che praticano questo sport hanno motivo di sentirsi offesi dalle istituzioni e dalle varie federazioni venatorie, anche perch? la caccia ? una disciplina che costa non poco a chi la pratica con grande passione.
?Come ? possibile che si ? costretti pagare tasse governative, assicurazione e quanto altro relative ad un intero anno per poi poter esercitare l’attivit? venatoria soltanto per cinque mesi su dodici??. Di conseguenza si pone una seconda domanda e cio?: Che fine ha fatto la caccia primaverile o estiva di una volta quando si cacciavano quaglie, tortore e altre specie animali consentite?
Caiazza si cimenta quindi in un’analisi, sia pure breve, di tutto ci? che ruota attorno alla caccia. Una passione, rileva, attorno alla quale ruotano migliaia e migliaia di persone. Ritiene altres? come tale attivit? sia importante ai fini economici. ?Numerosi i lavoratori e tra essi padri di famiglia che lavorano – sostiene – nelle industrie che producono cartucce, costruiscono armi e che per 7 mesi all’anno in un certo senso riposano. E pensiamo pure ai tanti rivenditori di tali prodotti che vedono notevolmente rallentata la vendita?.