Incontro con un vecchio gitano

Dopo essere stati in tanti paesi e citt? erano giunti nella periferia di Bellona e, trascorsa una settimana, ripartirono per altra destinazione. La notizia del loro arrivo aveva suscitato in molti bellonesi tanta curiosit? poich? non avevano mai dialogato con un gitano e, per farlo, si recarono in contrada Ferranzano dove si erano accampati in un ampio spazio. Appena giunti chiedemmo di incontrare il pi? anziano del gruppo e, poco dopo, incontrammo Gai?, uno zingaro dal volto rugoso, dai capelli spettinati, ma dal sorriso gioviale ed accattivante. Gai? ci parl? dei suoi compagni e delle loro origini: ? Noi Rom veniamo in Italia da ogni paese dell?Est europeo. Siamo sempre alla ricerca di una vita serena e di persone che ci offrano ospitalit?. Stanchi di vivere sotto una tenda, vorremmo anche noi una casa, ma non troviamo mai chi sia disposto a darci un aiuto. Voi italiani siete un popolo ospitale e buono ma, spesso, alcuni ci cacciano perch? ci considerano pericolosi: dicono che rubiamo i bambini, ma questa ? solo una cattiveria. Tra gli zingari ci sono straordinari artisti: c?? chi lavora il legno, altri il ferro ed altri sono provetti musicisti e ballerini. Viviamo separati dal resto del mondo, continua Gai?, in ghetti che sono isole sconosciute a tutti. Nella periferia di Roma vi ? un campo di nomadi che vivono nella pi? nera miseria. Abitano in case fatiscenti senza energia elettrica, senza acqua e tanta immondizia. Siamo considerati rifiuti umani, lasciati al nostro destino. L?unica comunit? che si interessa di noi ? quella di S. Egidio guidata dal sacerdote Don Matteo Zuppi che si adopera per risollevare dalla miseria i nostri fratelli. La nostra passione ? la musica, da tutti definita ?musica zigana?, e molti sono virtuosi violinisti che eseguono con straordinaria bravura le nostre musiche chiamate Chardas, un ballo tipico degli zigani. Durante la II Guerra Mondiale molti furono catturati dai nazisti ed uccisi nei campi di sterminio. Il nostro primo martire gitano ? S. Zefirino ed ? ricordato con un monumento eseguito da un nostro scultore. L?opera ? custodita in una chiesa dove si recano a pregare i miei simili. Chiss? se un giorno anche noi saremo considerati figli di Dio!?. Concluse con un amaro sorriso il buon Gai?, stringendoci la mano.

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