Remo Alligri, a un anno dalla scomparsa toccante lettera aperta della madre alle autorit

? trascorso quasi un anno da quando, l?11 giugno 2005, Remo Alligri, stimato radioterapista caiatino non ancora quarantenne, mor? per le gravi conseguenze di un incidente stradale verificatosi all?altezza del Palamaggi?, lungo l?ex Statale 87 Sannitica, in direzione Caserta. Secondo la denuncia, un mezzo agricolo, che non avrebbe potuto circolare lungo tale arteria, tagli? la strada al ragazzo che a quant?? dato sapere viaggiava a velocit? normale, indossando regolarmente il casco, a bordo della sua moto. Dopo circa un anno l?inconsolabile madre ha inteso sensibilizzare le autorit? competenti con la seguente lettera aperta indirizzata al prefetto, ai comandi provinciali della Polizia Stradale, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza nonch? alla provincia, proprietaria e responsabile dell’arteria: ” Sono la mamma di Remo Alligri, morto l’11 giugno, travolto sulla strada provinciale per Caserta, nei pressi del Palazzetto dello Sport da una motozappa, guidata da un ottantenne, sbucata all’improvviso da una stradetta poderale. Remo era in moto e, pur prontissimo di riflessi, non ? riuscito a scansare il carrello della motozappa, contro cui ha battuto la testa (il casco che indossava regolarmente porta i segni della vernice verde). Prudente, guidava al di sotto del limite di velocit? consentito (il tachimetro della sua moto si ? fermato sui 35 km/h.). Perch? questa lettera? L’altro giorno, come spesso faccio, sono andata a dire una preghiera, accanto al muretto, dove mio figlio ? morto e mentre pregavo dalla traversa laterale ? sopraggiunta una motozappa, guidata da un contadino con accanto la moglie. Non credevo ai miei occhi! Tremando e piangendo, mi sono ho chiesta: ancora? non ? bastata la morte di mio figlio? chi altro deve morire? non sanno che questi mezzi non possono circolare su tali strade? Ho rivissuto quei momenti di disperazione gelida: quando sono corsa e ho trovato mio figlio Remo l? per terra, sull’asfalto, morente, mentre alcuni medici tentavano di rianimarlo. Ho risentito quel dolore sordo che mi annichiliva, quell’impotenza che mi straziava; ho rivisto quel petto che, pur sotto forti pressioni, non si sollevava, e poi ho risentito la voce del medico rianimatore che, scuotendomi, mi diceva: signora, abbiamo fatto tutto il possibile. Era tutto finito: mio figlio era morto! Sento ogni giorno e risentir?, per quanto ancora mi resta da vivere, quella voce, quelle parole. Chi ha tolto la vita a Remo, gi? donatore di sangue, gli ha anche negato la possibilit? di donare gli organi, come era sua volont? in caso di morte. Mio figlio infatti ? rimasto per terra sotto al sole per ore prima che arrivasse l’autorizzazione alla rimozione ed io seduta accanto a lui. Vedermi passare accanto quella motozappa mi ha anche riempito di rabbia (che in tutti questi mesi non ho mai avuto) oltre a farmi sentire beffata per la morte di mio figlio, nel dolore che accompagna me e tutti i miei. Non cerco giustizia, non cerco responsabilit?, non cerco vendetta. Chiedo, fortissimamente, a chi di competenza, di fare qualcosa, subito! All’uscita di quei viottoli (probabilmente abusivi) non c’? segnaletica, non ci sono divieti, ma soprattutto non ci sono controlli e imperturbabilmente i mezzi non autorizzati continuano a circolare, mettendo a repentaglio altre vite. Vi prego: non permettete pi? che altre mamme, padri, figli, sorelle e fratelli, debbano piangere un loro caro”.

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