Progresso e civilt? hanno distrutto le tradizioni bellonesi.

?Nuje ca jamme sempe a funno, ?o prugresso e ?a civilt? che c?hanno saputo fa? cos? affermava la canzone ?Che brutto munno!? che, negli anni 1947/48, si cantava a Bellona. Fu composta dal poeta nostrano Luigi Gambardella e musicata dal violinista Giuseppe Valeriani. Spesso, il Gambardella, alla poesia alternava motivi briosi che facevano presa tra il popolo per il loro significato veritiero. Infatti il progresso e la civilt? non hanno fatto altro che distruggere tante tradizioni bellonesi. Fra queste, la lavorazione dello sparto, una graminacea che cresce sui monti circostanti Bellona. Erano in tanti i bellonesi che,fin dagli anni antecedenti la II guerra mondiale, lavoravano lo sparto. Di buon mattino si recavano sulle vicine montagne e, con un falcetto, mietevano lo sparto che, legato a fasci e caricato sulle spalle, lo portavano a casa. Nei cortili e lungo le strade iniziava la lavorazione: battitura e filatura fino a ricavarne una fibra con la quale si ottenevano cordami, panieri, scope, tappeti, rivestimenti per damigiane e altro ancora. Molte famiglie bellonesi riuscivano a ?guadagnare il pane? svolgendo una simile attivit? faticosa e stremante. Lo sparto era lavorato nei cortili ma, pi? di tutto, lungo le strade di Bellona. Via della Vittoria (oggi via 54 Martiri), Via Sorrentino, Via Giordano Bruno e Via Nazario Sauro erano le strade dove, dalle prime ore del mattino, con una sosta alle ore 12, si lavorava lo sparto fino a tarda sera. Molte erano le donne dedite alla filatura, mentre gli uomini erano incaricati alla battitura utilizzando un grosso e pesante randello. I bambini di quel tempo si intrattenevano ad osservare la trasformazione dello sparto: se ne stavano seduti presso i portoni o lungo le strade mentre le loro mamme, le loro sorelle lavoravano senza sosta e, per non avvertire la stanchezza, cantavano a squarciagola i motivi pi? in voga: Rosamunda, Io te vurria vas?, Comme facette mammeta, ?O sole mio e Reginella. Poi, lentamente, inizi? il declino: arriv? il progresso con le sue fabbriche distruggendo un?attivit? che, per i bellonesi, fu redditizia e tutto fin?! Oggi, con la disoccupazione galoppante, nessuno immaginerebbe riprendere un?attivit? che, in passato, fu l?unica fonte di guadagno per tante famiglie bisognose che desideravano vivere, onestamente, con il sudore della fronte .

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