Lo Uttaro rimarrà perché non esiste un piano provinciale dei rifiuti

“Il sito Lo Uttaro rimarrà perché non esiste un piano provinciale dei rifiuti”. Ad affermarlo è Pasquale Costagliola, presidente dell’associazione ambientalista casertana “Terra Nostra”, da sempre in prima fila a combattere contro lo scempio ed il disastro ambientale messo in piedi dal centrosinistra casertano. L’idea di attivare una grande discarica ne “Lo Uttaro” è sembrata una soluzione consona alla crisi dei rifiuti casertana, una scelta di questo sito sull’onda di precedenti operazioni che avevano in verità aperto la  porta all’inquinamento dell’area. Una storia antica per questo luogo deputato al conferimento di rifiuti ma allo stesso tempo conteso per base di nuovi sviluppi insediativi. Una contraddizione vivente della nostra realtà casertana in bilico tra degrado e sviluppo. “Possiamo dire” – ha proseguito Costagliola – “che la bilancia sta pendendo da sempre dal lato del degrado, malgrado i vagiti di un potenziale decollo dell’area sud orientale. Vagiti strozzati nella culla, con le cave e l’immondezzaio eretto ed erigendo. Ma le scusanti per i promotori della discarica sono la momentaneità della scelta e la necessità di uscire dall’impasse rifiuti. Per la prima affermazione” – sottolinea – “c’è molto da dire. Al di là delle semplici battute sul carattere eterno delle soluzioni momentanee c’è da rilevare l’assoluta mancanza di un piano di smaltimento di rifiuti a carattere regionale. Questo elemento (cioè l’esistenza di un piano regionale) dovrebbe essere la precondizione per accettare l’eventuale temporaneità della discarica Lo Uttaro, perché non basterebbe la presentazione di un piano provinciale al fine di intravedere una soluzione alla questione. Ma a rincarare la dose” – rimarca l’esponente ambientalista – “dobbiamo dire che non esiste un piano provinciale dei rifiuti e come potrebbe esistere senza finanziamenti?. Riguardo alla necessarietà di allestire un sito di 450.000 metri cubi presso la città di Caserta, possiamo replicare in primis che potrebbe essere individuato un altro luogo meno conflittuale con la densità di popolazione e con le vocazioni strutturali del territorio. Su questa scelta poi rileviamo l’assenza totale della consulta prevista all’articolo 2 della legge istitutiva del commissariato dell’emergenza rifiuti per la Campania. Detto ciò dobbiamo rilevare che quello che più angustia è l’assoluta indifferenza a quanto si sta sviluppando in negativo nella nostra regione e l’incapacità del commissariato per l’emergenza rifiuti a fare fronte alla crisi. La raccolta differenziata per esempio non potrà decollare per la mancanza di piattaforme per l’umido, un fattore che impedisce ai comuni di scaricare in appositi stabilimenti il “talquale”, ovvero l’immondizia domestica che potrebbe essere sottoposto al trattamento di compostaggio. Tutto questo mentre si penalizza Caserta e non solo con multe per non avere raggiunto le percentuali di smaltimento minime previste dal decreto Ronchi.  Come dire non vi do gli strumenti per fare la differenziata e poi vi multo perché non la fate.

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