Antonella Ricciardi intervista Dagoberto Bellucci. Terza parte
3) Attualmente sei il corrispondente dal Libano per il quotidiano Rinascita, e con una serie di servizi speciali stai illustrando la situazione nel Paese dei Cedri, conoscendo bene in particolare il movimento sciita degli Hezbollah, ad un tempo milizia e partito accreditato in Parlamento. In estrema sintesi, puoi dare un quadro della situazione attuale?
La situazione libanese è in continua quotidiana evoluzione. Inutile nascondercelo: quaggiù potrebbe realmente scoppiare, in qualsiasi momento, una nuova guerra civile. Abbiamo una situazione estremamente difficile da rappresentare per chi non segue l'evoluzione della politica regionale del Vicino Oriente e quella locale libanese. L'aggressione sionista dello scorso luglio ha rimesso infatti in discussione i rapporti di forza interni tra le forze politiche libanesi. Hizb'Allah e la Resistenza Nazionale hanno opposto uno scudo di fuoco alle quotidiane incursioni terroristiche dell'aviazione israeliana contro le banlieus meridionali della capitale, la Beka'a orientale e il sud a maggioranza sciiti. Nel corso del conflitto scatenato dall'entità criminale sionista contro il Libano sembrava che finalmente i libanesi avessero raggiunto un'unità ed una solidarietà nazionale. Questa prospettiva si è dimostrata fragilissima: un miraggio se consideriamo le polemiche scoppiate immediatamente dopo il cessate il fuoco concordato e difficilmente imposto dalle Nazioni Unite agli israeliani e all'esecutivo libanese.
Purtroppo il dopoguerra ha modificato totalmente i rapporti tra le diverse fazioni politiche libanesi. Il governo Siniora ha mostrato palesemente di aderire alle strategie americane e sioniste e sostenere i diktat della comunità internazionale per disarmare la Resistenza Nazionale. Hizb'Allah , fino a novembre scorso parte integrante dell'esecutivo, ha scelto di abbandonare la maggioranza perchè questo governo stava difendendo interessi stranieri e non ha praticamente mai avviato alcun programma per la ricostruzione..
Per capirci l'occasionale unità d'intenti tra maggioranza e opposizione è stata mandata in fumo dall'adesione pressoché corale delle forze del cosiddetto fronte del 14 Marzo alle strategie atlantico-sioniste: i vari Walid Jumblatt, Samir Geagea, Saad Hariri e l'intero esecutivo Siniora si sono rivelati quinte colonne americane nel Paese dei cedri [si tratta, rispettivamente, del libanese druso del partito socialista progressista, di un esponente falangista cristiano-maronita, del figlio dell’ex premier sunnita Rafik, assassinato nel 2005 e del governo del premier sunnita, n.d.r.] . Ora contro una simile svendita della dignità nazionale libanese e contro i tentativi di disarmo della Resistenza – che in ultima analisi rappresenta il principale problema per i potentati sionisti e per l'America – si è andata costituendo un'Opposizione Nazionalista formata da diversi partiti e movimenti politici che ha deciso, su indicazione del segretario generale di Hizb'Allah , Sayeed Hassan Nasrallah, di scendere in piazza e mobilitarsi per far cadere quest'esecutivo anti-nazionale che ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue responsabilità prima, durante e dopo l'aggressione..
L'Opposizione Nazionale Libanese raggruppa i partiti sciiti di Hizb'Allah e Haraqat 'Amal, i due principali partiti alleati della comunità' maronita (Tayyar o Corrente Patriottica Libera del Generale Michel Aoun e Haraqat Marada di Souleiman Franje), i nazionalsociali siriani [si tratta di libanesi a tutti gli effetti, ma sono chiamati "nazionalsociali siriani" in quanto, all'epoca della formazione del partito, Libano e Siria costituivano ancora corpo unico, sotto la Francia coloniale, n.d.r.], i due partiti comunisti libanesi, Haraqat Shaab (Movimento del Popolo) laico e panarabista, i nasseriani, i drusi del Partito Nazionale Democratico di Talal Arslan e quelli della Corrente per l'Unificazione Nazionale di Wiam Wahab, i panarabisti, il Baath libanese, il Partito del Dialogo Nazionale laico diretto dal sunnita Fouad Makhzoumi e altri movimenti minori del panorama politico libanese. Un magma eterogeneo di sigle e volti che hanno dato vita ai sit-in di piazza e alle imponenti manifestazioni del dicembre scorso quando almeno due milioni di libanesi, forse due milioni e mezzo su una popolazione che a malapena arriva a quattro milioni, hanno preso festosamente d'assalto le piazze Riyad el Sohl e quella dei Martiri per chiedere tra canti patriottici e slogan, balli e bandiere al vento, le dimissioni di un Governo che non ha saputo far niente di meglio che trincerarsi dietro le sue posizioni filo-americane..
Abbiamo partecipato per tre settimane a tutte le manifestazioni della piazza, scambiato impressioni con i militanti della tendopoli che si è venuta a formare giorno dopo giorno tutt'attorno alle colline del Serail dove ha sede il palazzo del Governo e ottenuto numerose interviste dai principali dirigenti politici dei diversi partiti. Abbiamo vissuto quest'atmosfera festosa e sperato che Siniora mollasse quanto prima la presa e cedesse alle richieste invero modeste della piazza: un governo di unità nazionale, una nuova legge elettorale e nuove elezioni. Ma a quanto pare quest'esecutivo, pur se ridotto al minimo, non intende proprio dimettersi. E' incostituzionale e illegittimo ma in Occidente arriva quasi esclusivamente la propaganda pro-governativa. Devo ringraziare dunque la redazione di "Rinascita" per avermi dato la possibilità di spiegare giorno dopo giorno quanto stava succedendo in Libano e il Coordinamento Progetto Eurasia che ha accolto alcune interviste ad autorevoli esponenti di Hizb'Allah e dell'Opposizione Nazionale sulle pagine del suo trimestrale di geopolitica. Il lavoro da corrispondente, durante e dopo l'aggressione, non è altro che la prosecuzione di una militanza politica di vecchia data. Non è cambiato niente per il sottoscritto: in piazza; ieri come oggi. Con una sola differenza: qui si fa realmente sul serio ed i rischi che la polveriera libanese sia pronta a saltare per aria sono altissimi viste le continue provocazioni del fronte atlantico. Vedete al nostro rientro a Beirut , ventiquattr'ore prima degli incidenti scoppiati il 25 gennaio scorso all'Università Araba, abbiamo trovato tutt'altro clima rispetto a quello festoso lasciato a dicembre: ovunque c'è tensione, i libanesi si guardano sospettosi l'un l'altro. Qualcuno vorrebbe continuare a seminare discordia e sedizione in seno alla societa' libanese: ci sono quasi riusciti. Ma Hizb'Allah e l'Opposizione hanno dichiarato risolutamente che non intendono cadere in questo clima d'odio e di violenza; che non risponderanno alle violenze con altre violenze e che i loro obiettivi sono politici e non hanno assolutamente intenzione di fomentare un conflitto confessionale che vedrebbe il Libano precipitare in una nuova generalizzata guerra di tutti contro tutti. Non è un conflitto religioso nè etnico quello che oppone la maggioranza di governo ai partiti dell'opposizione: è un conflitto politico esclusivamente politico. Le forze della destabilizzazione atlantico-sionista stanno lavorando per favorire certi progetti americani. L'opposizione ha chiaramente denunciato questi complotti a cui non sono certo estranei alcuni protagonisti della scena politica locale: i Geagea e i Jumblatt sono "carte conosciute". Nessuna novità dunque trovarli al lato dell'America. L'opposizione chiede una riforma in senso laico dello Stato e delle sue Istituzioni, una quota di partecipazione maggiore ad un esecutivo allargato ai partiti che, come Tayyar, vantano rappresentanze parlamentari importanti ma non hanno voce in capitolo per decidere. Nessuno vuole lo scontro confessionale tra sunniti e sciiti anche se c'è chi sta soffiando sul fuoco di antiche rivalità e tensioni. In realtà quello che si sta cercando di esportare in Libano è il modello "iracheno" cioe' la strategia americana di seminare odio e discordia tra i musulmani. Hariri e la sua Corrente Futura finora non hanno capito che stanno facendo il gioco sporco di quelle forze che, come il Partito Socialprogressista di Jumblatt e le Forze Libanesi di Geagea, in caso di accordo con l'opposizione perderebbero tutta la loro influenza. Sono forze minoritarie ed estremiste ma al momento dirigono la politica del fronte del 14 Marzo. Tutti si aspettano delle novità entro la fine dell'inverno o all'inizio di aprile dopo il vertice della Lega Araba di Riyad: non credo si riuscirà a mutare però una situazione che rimane di assoluto gelo tra le due fazioni politiche libanese. L'America non lo permetterà e, se potrà, cercherà di fomentare ancora disordini e nuove divisioni. E nessuno si dimentica che a sud, al di là della frontiera meridionale, l'entità' criminale sionista è probabilmente pronta a quel "secondo round" che minaccia praticamente dall'estate scorsa…. "Israele" ha subito una sconfitta strategica, militare, diplomatica e politica umiliante. I sionisti non dimenticano niente: ecco perchè è quasi certo che primo o poi colpiranno nuovamente. I libanesi lo sanno e sono pronti. Tutto qui. Come vedete non c'è proprio un bel niente da stare allegri ma che volete farci ognuno è fatto a modo suo e personalmente noi al rischio cominciamo ad essere abituati.
Fine della terza parte-continua
Antonella Ricciardi