Parlanti: ha iniziato lo sciopero della fame
"Ho deciso di iniziare lo sciopero della fame come protesta forte, pacifica e ultima che mi resta" ha detto il Parlanti durante il collegamento delle 22,20.
E' la compagna del Parlanti, Katia Anedda, a spiegare i dettagli. "6 marzo scorso in presenza del Console di Los Angeles gli avvocati avevano assicurato che entro il 7 aprile scorso sarebbero andati ad esaminare al Tribunale di Ventura le fotografie presentate come prove e ne avrebbero procurato una copia di qualità, nonché sarebbero andati nella casa dove il Parlanti viveva per esaminarne la dinamica e poter provare che nel caso giudiziario erano state presentate prove che non avevano a che fare con il caso stesso". Dopo aver gia rimandato per mesi a dare riscontro a questa richiesta, ancora una volta ieri "ci siamo ritrovati a sentirci dire che quanto dichiarato non era stato fatto, ma non solo, l'avvocato Jim Koester ha dichiarato, in un primo momento, al telefono con Carlo, che mai aveva promesso una cosa di questo genere, e subito dopo, ritrattando, ha detto che aveva detto che sarebbe andato con Mr. Hale a fare le copie ma non nell'appartamento". Atteggiamento assolutamente incomprensibile per il Parlanti, assurdo se si pensa che si tratta dei suoi difensori. Nelle condizioni di Carlo, continua Anedda, "non è semplice accettare ancora menzogne". Svelare che le foto presentate in Tribunale da Rebecca White non sono parte del caso vorrebbe dire scagionarlo, "vorrebbe dire mettere la Procura di Ventura in una situazione tale che non può assolutamente negare le evidenze". Carlo, spiega Anedda, ha l'impressione che tutti, a cominciare purtroppo dagli avvocati "stiano lasciando correre e stiano aspettando le decisioni degli Appelli per mettere tutto a tacere, perché se venissero portate le prove che sono stati commessi crimini, cosa che diciamo da anni, succederebbe uno scandalo". Dall'altra parte è ferma anche l'Italia, nè i parlamentari nè i Ministeri che sul caso hanno competenza, quello degli Affari Esteri e quello a Giustizia stanno facendo nulla. A causa di tutto questo, Carlo ha deciso che comincia lo sciopero della fame. Le condizioni per l'interruzione sono molto chiare e fissate in modo perentorio da Carlo stesso: "Io ho iniziato lo sciopero della fame e vi metterò fine solo quando qualcuno, i miei avvocati o altri soggetti, andrà in Tribunale a prelevare copie di qualità di quelle foto, e inizierà a investigare". Katia Anedda ha informato subito, ancora ieri sera, sia i Ministeri, sia la Segreteria del Vice-Ministro con delega per gli italiani all'estero Franco Danieli, sia i parlamentari della decisione di Carlo, e dice: "Il sistema sta uccidendo un uomo, io non ne vorrei essere complice stando solo ad aspettare, nè vorrei che il sistema italiano si rendesse complice in quanto non informato di quanto sta accadendo". E' necessario precisare che se gli avvocati non intendono avviare queste indagini perchè troppo onerose, basterebbe "avviare un 'prosecutorial misconduct', strumento che porta a fare investigazioni sulle irregolarità commesse dal Tribunale da parte dello stesso sistema giudiziario americano. Tale procedimento lo potremmo avviare anche noi stessi, in quanto rappresentanti di Carlo, ma il costo è esorbitante, si parla di 100 mila dollari. Per tanto è necessario che una qualche entità si faccia carico di presentare un 'prosecutorial misconduct'. Lo strumento sarebbe addirittura migliore e più corretto rispetto alle investigazioni che possono fare gli avocati, inoltre guadagnerebbe l'attenzione della stampa su un caso che è assurdo e a quanto pare non è nemmeno isolato, con l'impossibilità da parte del Tribunale di Ventura di arrivare a insabbiare le irregolarità commesse". A Carlo Parlanti la Redazione News ITALIA PRESS aveva offerto, lo scorso 3 gennaio, "uno spazio di 'parola' a Carlo Parlanti, nella speranza che le autorità italiane e americane diano a Carlo Parlanti lo 'spazio' di una difesa" scriveva il Direttore Margherita Peracchino presentando le motivazioni di questo spazio. "Chi come noi fa questo mestiere ha il difetto di credere nel potere "salvifico" della parola, così crediamo che "dare la parola" a Carlo, in qualche modo, significhi portarlo fuori da Avenal, renderlo presente tra noi, come se fisicamente fosse davanti a ciascuno di noi a inchiodarci di fronte alla nostra responsabilità di cittadini di uno Stato democratico, quella di fare tutto il possibile per garantire a chiunque, fosse pure il peggior individuo venuto al mondo, giustizia". Oggi la Direzione non può fare altro che essere solidale con Carlo Parlanti: "a nome della Redazione aderisco oggi allo sciopero della fame che ieri Carlo ha iniziato, e lo interromperò solo quando Carlo deciderà di interrompere il suo sciopero" ha dichiarato il Direttore Margherita Peracchino.