Un albero si giudica dai frutti che produce.
Una forte campagna mediatica contro l'attuale sindaco Magliocca è in pieno corso, basandosi su incontri che lo stesso Magliocca ha confermato esserci realmente stati, con Giuseppe Valente, forzitaliota mondragonese, ex presidente del consorzio CE/4, agli arresti domiciliari per truffa. Questi incontri con un esponente della Cdl, secondo alcuni, sarebbero sufficienti a far gridare allo scandalo e ad avanzare ipotesi sul fatto che nelle indagini giudiziarie che hanno investito il Ce/4 sarebbero "coinvolti" anche uomini di Giorgio Magliocca. Chiedere un chiarimento politico è una cosa, avanzare ipotesi di
"coinvolgimenti" – laddove con questo termine non ci si vuole riferire all'aspetto politico ma a quello giudiziario o amministrativo, è tutt'altra cosa. Una commissione d'accesso? Può essere possibile ma è una scelta che spetta a S.E. il Prefetto, la dott.ssa Stasi; intanto, però, ci si consenta di dire che un'amministrazione va giudicata per gli atti che produce. A tal proposito, tra gli altri, riteniamo che l'amministrazione Magliocca vada giudicata anche per l'opera svolta per conto dello Stato quando, ad esempio, nell'agosto 2003, grazie ad una grande operazione di polizia coordinata dal S.E. il Prefetto di Caserta e dal sindaco di Pignataro Maggiore, fu possibile eseguire lo sgombero della villa, sita in via del Conte, di Ligato Antonio Raffaele, fino ad allora nel suo possesso e in quello della sua famiglia, per acquisirla al patrimonio indisponibile del Comune – ai sensi della legge n. 575/1965. A nulla valsero i veleni rivoltati sulla cittadina di Pignataro Maggiore e sui suoi rappresentanti che agivano per nome e conto dello Stato. Allora, la delegittimazione dell'importante opera di ripristino della legalità e di contrasto alla criminalità organizzata, messa in essere dallo Stato, passò attraverso articoli nei quali si riportava la frase, rivolta da Raffaele Antonio Ligato al Sindaco Magliocca, che secondo alcuni era presente alle operazioni di sgombero: "Ma come, dopo tutti i voi che ti ho fatto prendere?". Ebbene, in quel caso fu portata avanti una violenta campagna di delegittimazione di un rappresentante istituzionale e una pesante campagna di diffamazione, perché non solo Magliocca non era presente sul posto, ma a testimoniare la sua assenza ed il fatto che quella frase non fosse mai stata pronunciata furono chiamati il Comandante della Compagnia dei CC di Capua, il cap. Ignagni, il comandante della
polizia municipale di Pignataro Maggiore, il cap. Alberto Parente, un ispettore della Digos ed alcuni funzionari del Comune. Tutti confermarono che quella frase non era stata pronunciata e che Magliocca non era presente sul luogo. A pagarne le pene, per quella vile campagna diffamatoria, sulla quale
a breve si dovrebbe pronunciare il Tribunale a cui il sindaco Magliocca si è rivolto, non fu solo Magliocca, impegnato in una delicata operazione di ripristino della legalità, ma l'intera cittadina e lo Stato stesso, delegittimato durante lo svolgimento della sua funzione più elevata: la lotta alla criminalità ed il ripristino della legalità. Un'operazione dello Stato, tesa a dare fiducia ai cittadini, si trasformò, invece, in qualcosa che buttò nello sconforto quanti in quell'occasione iniziarono ad "alzare la testa" dicendosi fieri di essere pignataresi ed italiani. Ben presto, infatti, con le ombre proiettate sul fatto da quotidiani come "il Giornale di Caserta", i cittadini non furono più certi di quale fosse la verità e se l'operazione non fosse stata altro che un intervento di "facciata". Ma non è solo attraverso quell'atto che sarebbe possibile valutare il lavoro portato avanti da Magliocca e dai suoi uomini. Porta la firma di Magliocca, ad esempio, la procedura esecutiva del 21/11/2002, in danno di Raffaele Antonio Ligato, per l'acquisizione al patrimonio indisponibile del Comune di un cespite sito in via Vittorio Veneto confiscato ai sensi della legge n. 575/1965, affidati all'associazione "Mondotondo" con atto prot. N. 11227. Ancora nel 2002, sempre a firma di Magliocca, l'ordinanza 43 (26 luglio 2002) di chiusura di vani siti in via Regina Elena in danno di Lubrano Raffaele, a cui fece seguito, in data 17 settembre 2002 l'ordinanza n. 53, avente per oggetto la chiusura di un esercizio commerciale sito in Piazza Umberto I ancora in danno del signor Lubrano Raffaele. Nell'anno successivo, nel gennaio 2003, il 9 gennaio, il verbale di consegna per l'acquisizione al patrimonio indisponibile del Comune di alcuni cespiti confiscati ai sensi della legge n. 575/1965 in danno di Simonelli Vincenzo + 3 porta ancora una volta la firma di Giorgio Magliocca. Per tale procedura, il sindaco fu da subito contrario al trasferimento di tali beni all'associazione Acli Terra di Benevento, di cui è presidente il signor Gaetano Manna, individuato unilateralmente dall'Agenzia del Demanio, come risulta dallo stesso verbale di consegna. A pochi giorni di distanza lo Stato, sempre attraverso l'opera di Giorgio Magliocca, che firma l'ennesima ordinanza (la n.12 del 28/01/2003) – parallelamente all'ennesima campagna di delegittimazione, si intima lo sfratto in danno dei detentori dei fondi confiscati alla sas Viticola Nuova di Nuvoletta Ciro & C. I beni cui si riferisce l'ordinanza, confiscati in data 22 gennaio 1993, nel mese di maggio del 1995 furono locati, per una durata di 13 anni, da parte dell'amministratore giudiziario, avvocato Walter Galoppo, ai signori Baiano Antonio di Marano, Amoroso Raffaele di Marano, Miraglia Mario di Giugliano e Pezzella Castrese di Marano. Tale contratto di affitto avrebbe potuto ostacolarne l'acquisizione al patrimonio indisponibile dell'ente. Il 28 luglio 2003 porta ancora la firma di Magliocca il verbale di consegna per l'acquisizione al patrimonio indisponibile del Comune dei 100 moggi confiscati ad Angelo Nuvoletta ai sensi della legge n. 575/1965. É bene ricordare che lo stesso giorno fu necessario lo sgombero materiale del bene grazie ad una operazione di polizia concordata in data 10 luglio 2003 presso la Prefettura di Caserta alla presenza di S.E. il Prefetto e il Questore di Caserta, come risulta dal verbale di consegna. In quella occasione vi furono forti rimostranze degli affittuari che minacciarono duramente il sindaco Magliocca il quale diede ordine di sgombrare i terreni (come risulta dalla nota del 28 luglio 2003 del comandante dei vigili urbani di Pignataro Maggiore, comandante Alberto Parente, che scrive: "Si da atto che alla presenza dell'avvocato Leuci, difensore del Miraglia, viene edotto il Sindaco telefonicamente delle rimostranze di cui al punto 1,2, e 3 del presente atto, il quale ribadisce l'ordine di rimuovere le pompe". Su quei beni oggi è presente un cartello con su scritto "Comune di Pignataro Maggiore – Beni confiscati alla camorra". Il 27 settembre 2003 fu inaugurato il Centro Pilota per la formazione di giovani in agricoltura sui terreni confiscati alla malavita organizzata. I frutti prodotti su tali terreni furono confezionati e distribuiti in tutte le scuole con la dicitura "frutti nati sui beni confiscati alla camorra – Comune di Pignataro Maggiore". Una distribuzione di cocomeri fu fatta anche in Piazza Umberto I e in Piazza Vanvitelli a Caserta alla presenza di S.E. il Prefetto Schilardi. A dicembre del 2003 Magliocca viene denunciato per "diffamazione a mezzo stampa da parte di Raffaele Antonio Ligato", a seguito di un'operazione congiunta dei carabinieri e dei vigili urbani per evitare l'apposizione di stelle di Natale imposte dal figlio di Ligato ai vari commercianti di Pignataro. Se è vero che "un albero si giudica dai frutti che produce", i fatti fin qui esposti, dimostrabili documenti alla mano, hanno un peso che, in confronto alle ipotesi poste da qualcuno sull'altro piatto della bilancia, non mancherà di essere tenuto in conto da chi sarà chiamato ad esprimere una valutazione serena ed imparziale.