‘O Juorno ‘e S. Michele

Sull’ampio e storico sacrato antistante la Basilica benedettina di S. Angelo in Formis, è stata rappresentata , in vernacolo napoletano, la commedia musicale ‘O Juorno ‘e S. Michele di Elvio Porta. L’avvenimento ha richiamato molti cultori del teatro napoletano giunti dai paesi e città viciniori, fra cui tanti bellonesi, che restavano turbati nel notare l’eccessivo numero di sedie riservate. Per tale ragione molti spettatori, pur essendo in possesso del biglietto d’invito, erano costretti ad assistere allo spettacolo seduti sul muro perimetrale o appoggiati ai cipressi laterali. Dal gruppo dei bellonesi se ne allontanavano tre che decidevano di occupare altrettante sedie. Ai tre si avvicina un componente il comitato organizzatore il quale, rivolto al prof. Bruno Della Cioppa, dice:”Questi posti e sedere sono riservati ai dipendenti di un Ente bancario, si alzi e vada più indietro.” e lo prende per mano per fargli lasciare la sedia.     
Il gesto, privo di qualsiasi principio di cortesia, suscitava l’ira del Della Cioppa che apostrofava l’interlocutore accusandolo di assoluta scorrettezza. Ne scaturiva un acceso diverbio, sedato da alcuni amici, mentre altri spettatori commentavano: “E’ del tutto scorretto ed incivile accogliere centinaia di visitatori senza disporre di un numero sufficiente di sedie e riservarne tante per altri. Ciò denota la poca considerazione ed il rispetto nei riguardi di tutti noi. Purtroppo anche oggi continuano ad esistere le caste!”. Amareggiati per l’accaduto, i delusi, si apprestavano ad assistere alla rappresentazione restando in piedi o appoggiati al muro perimetrale. Interessante l’argomento dell’opera rappresentata: la ribellione, nel giorno di  S. Michele, di un gruppo di popolane napoletane alle prepotenze dei soldati di Re Vittorio Emanuele II, durante l’occupazione di Napoli da parte dei garibaldini. Durante quelle storiche e tragiche giornate un sacerdote, Don Luigi, interpretato magistralmente dall’attore Giancarlo De Simone, si adoperava, per fermare gli spari dell’una e dell’altra parte, nel tentativo di convincerli che tutti erano “fratelli davanti a Dio”. Ma i soldati piemontesi, sordi alle invocazioni, fucilavano il sacerdote al cospetto dei fedeli atterriti per un simile gesto.       

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post