Al San Sebastiano: il pronto soccorso non è pronto

Attesa record: Oltre cinque ore per un codice bianco. Accettazione da terzo mondo Il più banale degli incidenti, nel più banale ruzzolamento all’ultimo gradino delle scale di casa, la notte precedente. Una storta, all’istante, giudicata di poco conto, sufficiente a far ingrossare la caviglia e a farla diventare viola e gonfia come una melanzana. Considerato il fatto, che i cronisti hanno più confidenza con penna e notes, rispetto a malleoli e peroni, al mattino si è resa necessaria la corsa al Pronto Soccorso dell’ospedale San Sebastiano (lo stesso dove incredibilmente è  stato smarrito il rene di un paziente, da sottoporre a biopsia). Lo stesso ospedale che avremmo dovuto visitare, qualche giorno dopo in incognito, fingendoci parenti di qualche paziente, per aprire un’inchiesta sull’esasperante “funzionamento” del Pronto Soccorso- del nosocomio casertano, tantissime volte a noi segnalato negativamente, da centinaia e centinaia di persone. Il caso avverso, ci ha obbligato ad anticipare la visita, perché interessati in prima persona. Mai quindi resoconto come questo, potrebbe essere più vero e dettagliato. Cinque ore e cinque minuti di attesa, per un codice giudicato bianco. Data e ora di accesso, 9,21: Data e ora di dimissione, 14,26. Tutto documentato (vedi foto a lato). L’allucinante Via Crucis, come detto, inizia alle nove e ventuno. All’accettazione una casbah, in piena regola – partorita, organizzata- da Diego Paternostro, ex chirurgo, dalla politica promosso primario del Pronto Soccorso, e infine Direttore Sanitario del San Sebastiano.
PRIVACY OPTIONAL PREZIOSO
 Un infermiere poco “sensibile”, seduto al banco dell’accettazione, con domande fatte ad alta voce (in dialetto d’uso nel paesone vicino Caserta Sud), “stabilisce”, se il paziente è un codice bianco, giallo, verde e  rosso. Tutti sono costretti a sentire, domande tipo: “Signora da quanto tempo avete l’emorragia? Oppure: vi fa male la mammella destra, o la sinistra.  Ma la giaculatoria delle imbarazzanti domande, poste davanti tutti, alla faccia della privacy, potrebbe continuare all’infinito-visto che ho fatto quasi un intero “turno di lavoro”- repetita juvant: 9,21-14: 26. L'ordine di accesso al PSA, non è determinato né dall'ordine di arrivo né dalla fretta dei pazienti, stabilito con una prima valutazione dell’urgenza dall'Infermiere Triagista- che al San Sebastiano, a seconda dell’umore- dirotta i pazienti, il più delle volte- (con modi tutt’altro che urbani) – nelle sale di soccorso (sostituendosi al medico dei timbri, cui spetterebbe la decisione finale). Il sistema, che funziona benissimo in altri ospedali, si chiama TRIAGE, “sillogismo” francese che vuole significare “scegliere, selezionare, mettere in fila” e prevede l'impiego di un Codice-Colore, in cui a ogni colore corrisponde un livello di priorità e di urgenza. Lo scopo -sarebbe quello di poter assistere immediatamente i pazienti più gravi e poi, in funzione della gravità e dell'urgenza, tutte le altre persone presenti in Pronto Soccorso. Tanto di cappello! I codici d’urgenza sono tre: rossi, gialli e verdi. Il sottoscritto “fortunatamente”, è un codice bianco – indirizzato nella sala A, occupata dal medico dei timbri – che,  per le  scellerate decisioni – per colpi di genio della direzione sanitaria – è costretto a sfornare come pizze, una serie di consulenze – che anziché snellire e regolare l’accesso dei pazienti al pronto soccorso, lo blocca, ingolfandolo completamente. “Vada in sala A – mi dice indicando con la mano il posto, il poco sensibile – infermiere triagista. “In quel  nugolo di pazienti – come faccio a sapere quando devo entrare? Chieda ad uno ad uno – la sibillina risposta  ricevuta dal “paramedico”- che torna di botto a scardinare con il suo vocione la privacy di una paziente, ferma al “casello della vergogna”(Anche se è  in fin di vita, il moribondo deve fermarsi e con il filo di voce rimasto, deve lasciare i dati).
                                COLPO DI GENIO DELLA DIREZIONE SANITARIA
Qualche passo – e vado ad allungare la lista dei “Calimeri” predisposti al lamento (tutti malati immaginari, discriminati dal  coatto selettore dell’accettazione) – in attesa della “visita”- del medico del timbro – un deluso specialista, catapultato lì,  e costretto a fare il burocrate. Oltre venti, i codici bianchi in attesa. La priorità di entrata non regolamentata da nulla. Ma, lamentarsi non  serve a nulla.  Il senso civico, l’atteggiamento dei soliti furbi, fa salire l’adrenalina. “Adesso devo entrare io – dice una signora, voi siete arrivato dopo di me – dice irritato un signore con l’occhio fasciato.  La rabbia sale, la lite prende corpo, si sfiora la rissa. Si arriva al contatto fisico. Una scena vista – oltre trenta volte – nel corso della liturgica e lunghissima attesa. Un paziente anziano, si organizza – tira fuori un foglio di carta – lo divide in trenta pezzetti – mette i numeri sopra e li distribuisce. Giù tante risate. Come dire, basterebbe poco, un dispenser di numeri, per evitare liti e risse. Un buon clinico – per capire  le  patologie dei  codici bianchi che dopo il timbro – vengono spediti nei vari reparti – per capire il problema con una consulenza – per poi riapparire  al posto di prima, rifare la fila daccapo, altro timbro – per poi ripartire sfiancati e doloranti, per altra consulenza. Scena che si ripete in modo allucinante, anche due o tre volte. Un codice bianco, maledetto – per me e per gli altri compagni di sventura. Oltre cinque ore, sono tante, troppe. Cinque ore per  sognare l’entrata, per socializzare, unirsi in coro e mandare a quel paese l’artefice di tutto. Sono le  14:26, l’ora X – il medico dei timbri, sostituito, per cambio turno da un altro sconsolato collega, mi dimette. Lascio alle mie spalle, l’infernale girone del San Sebastiano, che per l’intera mattinata ha  “bruciato”  la psiche di diversi  pazienti. I Calimeri del codice bianco. Un popolo di discriminati.  I quaranta gradi – che mi aspettano all’esterno, sono per me un sollievo! Questa la fotografia impietosa del Pronto Soccorso, che non è assolutamente pronto! Il Pronto Soccorso del San Sebastiano di Caserta, ovvero, La Dea della malasanità.  

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