Su Libero il caso acqua di San Giovanni e Paolo!
La Jihad dell’acqua del paesino casertano, ieri, martedì 18 settembre sul giornale di Vittorio Feltri – pagina nazionale 18. Di seguito riportiamo un articolo sull’argomento: Ennesima provocazione dei residenti destinata a diventare caso nazionale. Istituzioni ed enti negli anni hanno fatto tabula rasa, settecento gli abitanti “figli di nessuno”. Dal 1806 al 1809 -ebbe la sua autonomia-diventando comune. Ha avuto due scuole elementari, l’ufficio postale, una propria “università”- che eleggeva due eletti -che poi governavano gli altri Casali e Castelli, il Catasto ed i Pesi Reali distinti da Caiazzo. Parliamo di San Giovanni e Paolo, amena frazione di Caiazzo, negli ultimi anni rapinata di tutti i servizi – denominata “il paese dei senza”, frazione-gulag, frazione-purgatorio- condannata a perenne penitenza dal Comune di Caiazzo e dalle altre istituzioni. Senza l’ufficio anagrafe, senza l’ufficio postale, senza un vigile urbano, senza mezzi pubblici, senza “l’acquedotto” (c’è ma l’acqua si vede pochissime volte all’anno), senza una cabina telefonica (da oltre quattro anni, l’ascia della Telecom ha colpito barbaramente: portando via l’unica cabina telefonica. Ora il paese è completamente isolato), senza l’ambulatorio medico, senza strade, senza marciapiedi, senza metanizzazione, senza il depuratore (non depura), con il centro storico barbaramente cementificato, una giaculatoria infinita di “senza” potrebbe continuare- per San Giovanni e Paolo frazione-fantasma di Caiazzo, dimenticata da Dio e dagli uomini. L’unico sali e tabacchi ha chiuso- ed è stato accorpato all’unico bar del paese. Anche l’Enel da anni ci mette del suo: centinaia e centinaia, i black-out- registrati in ogni ora del giorno, che bruciano i motori di lavatrici, frigoriferi ed altri elettrodomestici. Gli abitanti della minuscola frazione (circa 700) hanno di che lamentarsi: trattati come bestie. Cristo non si è fermato ad Eboli -ma qui- subite vessazioni da tutte le istituzioni. Ignorati, umiliati, dimenticati, rapinati della dignità. Cittadini privati di tutto, pronti a chiedere la “secessione” da Caiazzo, per essere amministrati dal vicino comune di Ruviano: prospettato persino uno sciopero fiscale- ovvero versare i tributi, normativa permettendo, presso un istituto di credito bancario, da dove attingere per sopperire alla latitanza assoluta degli amministratori caiatini. Per protestare contro i disservizi ed interruzioni di pubblico servizio, senza alcun preavviso da parte di enti ed istituzioni. Di questi giorni, l’altra forte –protesta-provocazione: Inviare (il 26 settembre) al premier Romano Prodi le tessere elettorali- quindi- non votare alle prossime elezioni amministrative, in programma tra pochi mesi. Singolare il manifesto apparso in questi giorni sui muri della frazione “Questo paese dal 1° ottobre, resterà chiuso per mancanza di servizi”- Provocazioni nate dall’esasperazione dei residenti- dopo la continua interruzione di pubblico servizio (erogazione idrica- e di energia elettrica, che dura da 40 anni). Negli ultimi mesi, ingaggiata una vera e propria Jihad dell’acqua- combattuta contro gli amministratori locali e il Consorzio Idrico, responsabili del disservizio. Enti denunciati per interruzione di pubblico servizio. “Sono rimasti sempre ciechi, sordi e sprezzanti verso le problematiche della frazione -accusa Rosa Posillipo, residente nella frazione- da anni irrisolte- rinchiusi in un’ottusa miopia gestionale che mira solo ad interventi di facciata- incapaci persino di garantire l’ordinario. Da quarant’anni, siamo costretti a dribblare in casa tra bacinelle e secchi- facendo docce e bagni style antenati. Adesso basta. Qui nella frazione, non funziona nulla. É come vivere in un paese albanese! Siamo stufi, pronti alla battaglia. Naturalmente, con gli strumenti che la legge prevede. Parlare ancora di emergenza- dopo quarant’anni- è vergognoso- ripete sincronizzato- un gruppo di residenti. “Un’amministrazione non si giudica dalle grandi opere, ma dalle piccole risposte che sa dare alla popolazione che le chiede- dichiara un infuriato residente. E nel paese condominio in quarant’anni anni, non è stata garantita nemmeno l’acqua potabile. É una vergogna. A Caiazzo si è pensato solo a vomitare cemento (Fuenti caiatino)- le campagne caiatine- sommerse di colate di cemento -con l’edificazione di casermoni a prova di missile- nel bel mezzo di uliveti e vigneti –un angolo di paradiso distrutto dal cemento e da ripetitori telefonici – impiantati nella lussureggiante collina caiatina “violentata” dalle scellerate scelte del sindaco Giaquinto- che aveva promesso in campagna elettorale la dislocazione delle antenne. Da allora le antenne sono aumentate. Vicenda destinata – come negli anni scorsi, a diventare caso nazionale.