No al Far West dei certificati verdi
OLA – Organizzazione Lucana Ambientalista -Inviamo l'appello con le prime adesioni di cui all'oggetto
(l'appello ed un quadro completo delle adesioni fino ad ora ervenuto, lo si potrà avere sul link:
http://www.olambientalista.it/appellonofarwestcv.htm. Si è ritenuto aggiungere nell'appello la richiesta di oratoria di tre anni per i tagli forestali produttivi nelle ree protette,SIC e ZPS anche al fine della compensazione elle superfici interessate dagli incendi dell'estate 007, nella more dell'auspicabile nuova legge quadro orestale. erti che l'iniziativa tenda sottolineare la "criticità" on cui vengono rilasciate le autorizzazioni a vari livelli er progetti riguardanti eolico e biomassa, innescate
dall'indistinta erogazione dei "certificati verdi".
Appello: Premesso che: in Italia è un proliferare di mega impianti eolici ed a biomassa industriali, con il conseguente e ripetuto ricorso da parte delle lobby energetiche all'uso del ricatto economico ed al non rispetto delle leggi, al solo scopo di accaparramento dei "certificati verdi", ovvero gli incentivi che lo Stato mette a disposizione; in moltissimi casi le società energetiche e gli enti titolari delle autorizzazioni non prendono in considerazione la sostenibilità territoriale e le norme di tutela dei territori ove tali impianti industriali sorgono, unitamente alle garanzie di trasparenza ed informazione ai cittadini; le grandi potenze dispiegate per l'eolico sui crinali montuosi dell'Appennino avvengono in assenza di linee guida nazionali in materia che tengano conto dell'allocazione degli impianti e l'effettiva convenienza dal punto di vista della produttività energetica e spesso la "lobby del vento" agisce come se fosse nel Far West, al solo scopo di accaparrarsi i certificati verdi, peraltro in presenza di una totale reticenza da parte dei gestori degli impianti a fornire i dati sull'effettiva produzione di elettricità che, oltre a non garantire la trasparenza necessaria a queste attività industriali, solleva forti dubbi anche sulla validità tecnica di queste scelte; le società che realizzano grandi impianti a biomassa, con potenze mediamente pari o superiori a 10 MW, talvolta di ben 35-40 MW (Mercure,Calabria, Basilicata, Liguria, Sannio, etc) impongono una "insostenibilità" rispetto al reperimento in loco della biomassa vegetale, dal momento che per far funzionare una centrale da 30 MW è necessario bruciare non meno di 400.000 tonnellate di biomassa vegetale e che tale fatto "innesca" un vero e proprio "disboscamento feroce", in molti luoghi all'interno di aree protette con futuro degrado, dissesti idrogeologico, ed effetti nefasti per le condizioni microclimatiche locali, così come sta avvenendo in silenzio sulla Sila e sul Pollino, dove nell'area dell'Orsomarso una società del nord si è dichiarata pronta a prendere in gestione i boschi comunali in cambio di "un piatto di lenticchie" per trasformali in "biopellets o cippato vergine". A meno che non si voglia importare legname dall'est o dall'Amazzonia questo disegno perverso mira a riconvertire le biomasse in impianti funzionanti a CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) ovvero in veri e propri inceneritori di rifiuti camuffati, così come purtroppo sta accadendo in molte località italiane; Le scriventi associazioni, comitati e cittadini, nel denunciare torbidi "affarismi" avallati sia a destra sia a sinistra con lo scopo di accaparrarsi i soldi dello Stato, con alcune associazioni di ispirazione ambientalista a fare da "sirene" contro i comitati di cittadini e associazioni schierate a favore del rispetto della legalità e delle garanzie per la salute dell'ambiente e dei cittadini che rischiano di pagare con i propri soldi in molti casi vere e proprie speculazioni ai danni dei contribuenti; La Ola (Organizzazione Lucana Ambientalista) coordinamento Comitati di cittadini promotrice dell'appello, e le Associazioni firmatarie, chiedono che il Ministro dell'Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare promuova l'emanazione, da parte del Governo, delle linee guide in materia di energia prodotta da fonte eolica, le norme di salvaguardia delle ZPS (Zone di Protezione Speciale) e di tutela dei parchi, oggi esposti ad un degrado ed una distruzione sistematica legalizzata. Si chiede inoltre una moratoria di tre anni per i tagli forestali produttivi nelle aree protette, SIC e ZPS anche al fine della compensazione delle superfici interessate dagli incendi dell'estate 2007, nella more dell'auspicabile nuova legge quadro forestale.