Cementificazione selvaggia: “colpa dei tecnici”

Diceva bene Rosenthal, il vecchio direttore del New York Times: “ Noi non siamo preti o suore, ma abbiamo dei valori etici e questi sono dettati soprattutto dal rispetto di se stessi e dalla professione. Il nostro ruolo è di far sì che gli altri non abusino del potere". Si sa, quando un giornalista dice le cose come stanno, quando attacca, è sempre un brutto guaio- se poi sì “spara” su istituzioni inadempienti, tutto diventa un gioco. La verità fa male- ma un buon politico, con buona dose di self-control, deve sempre sapere “metabolizzare” eventuali critiche. Quello che non riesce a fare -il sindaco di Caiazzo, Stefano Giaquinto, sindaco di professione – troppo ben abituato- che per quattro anni- ha potuto contare sul silenzio della stampa locale(tranne qualche sortita sulla stampa nazionale). Inquietanti, gravi e contraddittorie le dichiarazioni- ieri rilasciate dal sindaco Giaquinto. Che non è il presidente di una bocciofila. O il capoclasse della quinta A-B-C o D, di un istituto tecnico. E’ il primo cittadino di Caiazzo, che attapirato per la “cementificazione selvaggia”-denunciata da queste colonne- ha invitato la gente a svolgere le verifiche. Gente che evidentemente non può sostituirsi ai magistrati. I mostri di cemento, nati come funghi, che hanno distrutto le campagne caiatine-sono sotto gli occhi di tutti i caiatini. Sono state sfasciate le regole della democrazia, stiracchiando leggi e statuti, come un lenzuolo- che diventa ogni giorno, sempre più corto. Troppo corto per coprire. Quattro anni di guasti irreparabili. Altro che illazioni. Basta fare un giro per le campagne caiatine. Chi sono i responsabili degli scempi?  Il sindaco e l’ufficio tecnico non c’azzeccano nulla. L’indice- secondo Giaquinto (che invita ancora a denunciare eventuali irregolarità nelle sedi opportune) va puntato contro “vari tecnici ed operatori del settore, complici, quindi, di aver cementificato in modo selvaggio il territorio con i loro progetti ed il loro lavoro realizzando (se così fosse) opere non conformi alle leggi urbanistiche vigenti sul nostro territorio”.  Tutto e niente nella norma- secondo le pittoresche affermazioni del sindaco Giaquinto- tranquillizzato finora dai “ continui controlli da parte dei responsabili dell’Ufficio Tecnico Comunale, della Polizia Municipale, dei Carabinieri nonché dell’Ispettorato del Lavoro che non hanno evidenziato fino ad oggi quanto continuamente sostenuto” dai media. Insomma, per Giaquinto- è tutto frutto dell’immaginazione di qualcuno- che si ostina a vedere il comprensorio caiatino sommerso e distrutto dal cemento.  Ma- Leon Krier, architetto lussemburghese, progettista di fama internazionale, approdato nella Real Colonia Ferdinandea di S.Leucio, dopo un breve tour nel comprensorio- quasi sicuramente si riferiva alle campagne di Caiazzo, nell’intervento introduttivo dell’incontro con la stampa: ….La piana e le colline di….  Un misero magma di attività agricole, di casermoni di cemento….purtroppo il tutto è alcuni chilometri troppo lontano dal grande Vesuvio, perché esso possa salvarci da questo misfatto umano…risultato di procedure democratiche e burocratiche…un popolo che ha rivoltato ogni pietra e sradicato ogni albero”. Provocazione dura, inquietante – ma sintomatica. Parole grosse come macigni- che potrebbero minare la riconferma di Giaquinto- sindaco a tempo pieno nell’intero casertano. Caso più unico che raro!
                                                                                                                                                      

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