Le precisazioni di un reduce

La guerra trasforma l’uomo in bestia, scrisse Primo Levi in uno dei suoi libri tradotti in diverse lingue. Alcuni reduci della seconda guerra mondiale, dopo aver letto la notizia: “ Un reduce smentisce le dichiarazioni di alcuni storici” hanno inteso proiettare, nel club “Gli Amici di Bellona”, una video cassetta che elenca i reati commessi da soldati italiani durante l’ultimo conflitto mondiale. Essi appaiono diversi dai soldati che i russi definirono “brava gente”. Dalla visione della video cassetta si apprende che, di questo problema, si interessa l’On.le Flavio Tanzilli, presidente di una commissione parlamentare. Numerosi sono i reati commessi dai nostri soldati rimasti impuniti. Per violenze carnali, omicidi e distruzione di abitazioni furono incolpati i soldati: Giulio Cangiani, Vincenzo Battistelli, Marino Apollonio, Otello Vitale e Francesco Consoli. Tutto ciò accadde nell’ultimo inverno di guerra e, per i reati minori, scattò l’amnistia firmata dall’allora Guardasigilli, Palmiro Togliatti. Per i più gravi furono nascosti i fascicoli ed occultate le prove a carico di coloro che, nel dopoguerra, furono riaccettati negli apparati dello Stato. Tutti i partiti di allora seppero dell’insabbiamento: la D.C. di  De Gasperi, l’allora Ministro della Difesa Martino e Taviani, Ministro dell’Interno. Altri crimini di guerra furono commessi da soldati italiani in Francia, Romania, Grecia, Albania, ed Etiopia. Le Commissioni Alleate consegnarono al governo italiano le prime liste di  italiani, militari e civili, che commisero crimini all’estero ai danni delle popolazioni civili e prigionieri di guerra: 1413 ufficiali dell’esercito e della milizia fascista accusati di avere infierito contro militari alleati catturati in Europa; 2502 criminali di guerra italiani rimasti impuniti; 700 processati all’estero; 28 crimini di guerra commessi in Francia, Albania e URSS; 185 criminali italiani che presero parte a delitti atroci, dal 1941 al 1943, in Grecia: incendi di villaggi e stragi di civili che costarono al popolo greco 100.000 morti; 850 crimini di guerra da parte dei militi fascisti in Croazia e Dalmazia; sistematici stermini che uccisero 250.000 civili. La città di Karbulerack fu rasa al suolo ed i morti furono 2300; 1900 morti civili a Lubiana, altri 12.200 furono torturati ed arsi vivi; 7000  internati e torturati nei campi gestiti da italiani. Tutte vittime negate dalla nostra storiografia. Gli Jugoslavi chiesero la consegna di quei criminali, ma inutilmente. L’Italia non li consegnò, rinfacciando al governo di Tito gli orrori delle foibe. Nel 1946 il governo italiano istituì una commissione di inchiesta, che stilò una lista di 41 italiani accusati di crimini di guerra, fra cui il generale Mario Roatta, comandante della II Armata italiana in Slovenia e Dalmazia, Temistocle Testa prefetto di Fiume, il generale Robotti ed Emilio Grazioli, amministratore di Lubiana. I processi contro costoro non furono mai fatti ed i colpevoli la fecero franca. Il generale Rodolfo Graziani bombardò in Etiopia, con l’Iprite, popolazioni inermi. Ferito in un attentato fece massacrare 4000 persone innocenti, compresi 450 religiosi del convento copto. Come in Italia la magistratura ha proceduto contro i criminali nazisti, avrebbe dovuto farlo contro quegli italiani che si macchiarono di delitti infami ed orrendi. Questa è una pagina nera, inquietante, della nostra storia, del nostro Paese, ci dice uno dei reduci, e forse, per questo, tutto fu chiuso nel famoso armadio della vergogna, facendo calare un velo di oblio. Forse un giorno sarà fatta giustizia, ma sarà troppo tardi poiché molti criminali saranno al cospetto di Dio per il giusto castigo! Questi alcuni dei reati commessi dai nostri soldati che non furono “brava gente”, ma “Belve Primeve” come scrisse Benedetto Croce, riferendosi ai tedeschi che, a Bellona, uccisero 54 persone.

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