Nuove proteste sull’obiezione di coscienza
Dopo i medici che esercitano obiezione di coscienza nei confronti degli interventi di aborto, ora anche i farmacisti vogliono opporre questa riserva etica ai clienti che, muniti di regolare ricetta medica, vanno da loro a chiedere la “pillola del giorno dopo”. Intanto un vescovo ha suggerito agli attori chiamati a recitare scene erotiche di rifiutarsi e sollevare, verso il regista, “obiezione di coscienza”, chiedendo di sostituire la scena con una casta sequenza d'amore. E, in un ufficio postale, un cliente con il suo bollettino di conto corrente in mano, che si recava a effettuare un versamento a favore della “associazione degli atei”, si è visto negare il servizio dall'impiegato dello sportello, che gli ha contrapposto obiezione di coscienza: “Non sia mai che, con le mie mani, partano dei soldi a favore dei nemici di Dio!”. È sorprendente il successo che sta incontrando, in Italia, l'obiezione di coscienza. Che, è bene ricordarlo, è nata come rifiuto di effettuare il servizio militare, e soprattutto di impugnare le armi nei confronti di qualsiasi nemico. Propugnata da pacifisti che si opponevano a tutte le guerre, è stata a lungo considerata reato in Italia, comportando il carcere; solo negli anni settanta è stata legalizzata. Gli obiettori evitavano il servizio militare, ma venivano sottoposti a un servizio civile di ben otto mesi più lungo. Ecco, questa sarebbe una buona discriminante. Che si estenda il diritto di obiezione di coscienza, ma si leghi ad un autentico sacrificio. Per gli attori lo sarebbe di sicuro, perché col cinema che corre non lavorerebbero quasi più. Ma i medici, per ogni intervento che si rifiutano di praticare, che siano obbligati a cinque interventi chirurgici di altra natura da effettuare gratis agli indigenti. Chissà, magari così gli obiettori diminuiranno, resteranno solo quelli autentici.