Se la raccomandata ritarda, si pagano i danni.
Un signore di Bellona, tempo addietro, spedì una lettera raccomandata espressa che venne consegnata dopo quattro giorni mentre il tempo promesso era di due giorni. Questo ritardo arrecò gravi danni al bellonese che effettuò la spedizione e, per far valere i suoi diritti si è rivolto ad un avvocato che ha presentato un esposto al Giudice di pace il quale accolse il ricorso dando ragione al bellonese. Le Poste italiane spa non hanno accettato la sentenza del Giudice di Pace ed hanno presentato un ricorso avverso la decisione del suddetto Giudice. La Cassazione, con sentenza n, 7549 ha respinto il ricorso dell’Ente poste riconoscendo al bellonese il diritto di essere risarcito con mezzo milione di vecchie lire, poi, salito a due milioni di lire tra interessi e rivalutazione perché la raccomandata che aveva spedito era stata consegnata nel quarto giorno successivo all’accettazione, anziché nel secondo. Invano le Poste hanno cercato di fare annullare questa decisione ma la Suprema Corte gli ha risposto che tali sentenze si possono contestare solo se violano la Costituzione o il Diritto Comunitario.