Stipe votiva saccheggiata dai tombaroli

I tombaroli già sono arrivati. L’Archeoclub Cales inizia i lavori di diserbo e sistemazione del Tempio romano (del I sec. d. C.) e trova una grossa buca di un metro di larghezza lasciata in ricordo dai tombaroli. In pratica i tombaroli sono arrivati prima dei caleni ed hanno letteralmente saccheggiato una stipe votiva presente in un’area sacra che risale al VI sec. a. C. E sì, perché il Tempio caleno, era stato costruito, su una precedente area sacra di grandissimo interesse archeologico. Ancora allarme quindi per la povera Cales. Sperando che i lavori di ripulitura avviati dall’Archeoclub, non ci riservi altre sorprese.
Hanno preso il via, sabato mattina, infatti, i lavori di ripulitura e diserbo dell’area su cui s’innalza il Tempio romano di Cales, dedicato all’imperatore Augusto. Grazie al parere favorevole della Sovrintendenza archeologica, guidata dalla dott.ssa Maria Luisa Nava infatti , la sede calena dell’Archeocluib d’Italia ha avuto ancora una volta l’opportunità di continuare il diserbo dell’area archeologica, incominciando dall’Arco di Trionfo romano, per poi continuare con il Castellum Aquae e con il Tempo di Augusto. Continua quindi l’opera di ripulitura dell’area archeologica, avviata dal sodalizio caleno, di cui mi onoro di presiedere, e dai consiglieri delegati Erminio Zona e Giuseppe Gallina. Il Tempio periptero esastilo posto a Nord del Teatro, giace abbandonato da almeno ottant’anni (come attestano i grandi alberi che ci sono cresciuti sopra), in uno stato pietoso e completamente assediato da una lussuriosa vegetazione. Eppure i poveri resti di questo edificio di culto, ortogonali al Cardo maximum, sono databili al I sec. d. C., e furono edificati in un’area sacra molto più antica, che risale al VI sec. a C. Fino ad una trentina di anni fa si conservava ancora perfettamente il podio a due ripiani, ma oggi i ruderi sono praticamente irriconoscibili. Il podio ha una pianta a forma rettangolare di 31 metri per 16 ed è a due piani: il primo, profondo circa 3 metri, conserva un arco profondo 3 metri e largo 2. I lati lunghi, del ripiano superiore del podio, invece (di 28 metri) sono scanditi, ogni 160 cm, da undici piattabande sporgenti , cui corrispondevano altrettante colonne. Tutto questo però oggi è difficilmente riconoscibile a causa della fitta vegetazione e del materiale di risulta che ricopre il monumento. Di qui l’iniziativa intrapresa dell’Archeoclub caleno, che ha chiesto alla responsabile dell’Ufficio archeologico caleno, dott.ssa Colonna Passaro di poter intervenire per ripulire l’area e togliere la vegetazione dal monumento.

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