Anche i premi Nobel sbagliano!

Un giovane architetto casertano scopre clamorosa svista del Premio Nobel, Dario Fo. “Caro Fo, attento agli Arcangeli….” Errore di attribuzione smascherato nel “Mistero Buffo”: l’Arcangelo Michele, scambiato per l’Angelo di Cimabue. Refuso, svista, errore d’attribuzione. E’ pur sempre un errore, che diventa pateracchio, quando a commetterlo, non è l’uomo della strada, ma un premio Nobel. Una goduria per i comuni mortali. Anche i premi Nobel, possono sbagliare. Proprio un mistero buffo! Quattro i protagonisti della nostra storia. Il primo è un premio Nobel e si chiama, Dario Fo, a seguire l’Angelo di Cimabue, l’Arcangelo Michele e  Tommaso Rossano, giovane architetto casertano: quest’ultimo balzato dalla soffice poltrona del suo studio, dopo aver  aperto la pagina 104 del “Mistero Buffo” di  cui è autore Fo.
Colpito da un’immagine molto familiare: quella  dell’Arcangelo Michele affrescato nell’abside della Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis, in provincia di Caserta.
La smentita clamorosa, dopo una rapida occhiata alla didascalia sottostante: “Immagine 11- Un “Angelo” di Cimabue, Assisi, Triforio di San Francesco (fine secolo XIII)”.
Piccolo refuso-l’immediato commento di Rossano- che nota però, l’errata attribuzione anche nel testo: “Fino a quando il personaggio dell’angelo rimarrà in scena, ne sarà proiettata sul fondo l’immagine numero 11: un Angelo, di Cimabue, Assisi, Triforio di San Francesco, fine secolo XIII”.
Ma non finisce qui. Dopo attenta comparazione, altro piccolo errore, salta agli occhi del curioso architetto: l’immagine è pure ribaltata. Errore di stampa questa volta.
“Basta guardare la scritta nel nastro superiore- per notare l’errore-scrive nella lettera Rossano, inviata pure a Dario Fo- d’altra parte nel testo “Il Miracolo delle nozze di Cana”, a cui l’immagine si riferisce, lei scrive: “Due sono i personaggi che conducono questa rappresentazione, l’ubriaco e l’Angelo.
L’Angelo, meglio un Arcangelo- conclude il “pignolo” censore-che non vuole assolutamente “sburgiardare” o gettare la croce sull’istrionico Fo, ne tantomeno “ledere la maestà” di un Nobel (soprattutto se permaloso come Fo)- bensì favorire la conoscenza di uno dei più importanti momenti della pittura romanica in Italia Meridionale.
E salutandolo cordialmente, lo invita a  riammirare insieme a lui, l’interessante ciclo di affreschi che si trovano nella splendida basilica benedettina casertana.  Angeli o Arcangeli, dopo aver saputo, il buon Fo, avrà un diavolo per capello. Come non dargli torto! E Cimabue starà a guardare, per essere stato solo menzionato?

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