Afghanistan, rischio grosso

Dopo i due attentati l’allerta è al massimo grado. I precedenti attentati. I due attentati, nell’arco di ventiquattro ore l’uno dall’altro, contro i militari italiani impegnati in Afghanistan, ha messo in apprensione il Ministro della Difesa, l’On. Le Ignazio La Russa che vuole capire se si tratta di episodi sporadici oppure di una ripresa dell’attività dei talebani. Dopo l’esplosione di giovedì ad Herat, che ha provocato il lieve ferimento del 1° Caporal Maggiore Attilio Porcaro della Brigata bersaglieri “Garibaldi” di Caserta, e quella di venerdì nella stessa zona del precedente, senza provocare né vittime né danni, non ha scosso più di tanto i militari del contingente, tutti professionisti molto preparati e con diverse missioni sulle spalle. L’allerta è al massimo grado. Sono circa 2.350 i militari italiani in Afghanistan, tra l’Ovest – sotto comando italiano – e la Regione centrale di Kabul. Non si tratta dei primi attentati verso il contingente nostrano. Oltre a quello di venerdì, l’ultimo subito dall'inizio dell'anno era avvenuto lo scorso 7 settembre, ad Herat, quando un convoglio scampò ad un attentato suicida. I mezzi del Prt (team di ricostruzione provinciale) si trovavano a pochi chilometri dalla città, ritornando da una cerimonia di posa della prima pietra di un centro sociale per vedove. All’improvviso un kamikaze, a piedi, si faceva saltare in aria vicino al primo mezzo del convoglio, un Toyota bianco blindato, che però resisteva all’impatto e, pur danneggiandosi gravemente, riusciva a proteggere gli occupanti. Qualche settimana prima, il 22 agosto, tre soldati italiani restavano feriti, in modo non grave, durante un’esplosione nei pressi di Kabul. Il 10 luglio una pattuglia veniva investita dall’esplosione di una mina radiocomandata mentre attraversava le strade di Herat: feriti, ma non gravi, il tenente dell’Aeronautica Gabriele Rame, di Benevento, colpito ad un braccio e a una gamba, e il primo aviere Francesco Manco, di Zollino (Lecce), che riportava fratture alle gambe. Altri due soldati, il 23 febbraio, a bordo di un LINCE, mezzo che ci invidiano gli eserciti di tutto il mondo perché costruito in modo di salvare da morte certa i suoi occupanti, restavano lievemente feriti a seguito di un’esplosione a 30 km a Nord di Delaram (provincia di Farah), lungo la valle del Gulestan. Tragico, invece, il bilancio di un agguato subito dai militari italiani il 13 febbraio 2008, nella valle di Uzeebin, nei pressi della località di Rudbar, a circa 60 km della capitale Kabul, in cui moriva il primo maresciallo Giovanni Pezzullo, originario di Carinola, in provincia di Caserta, falciato da una raffica di Kalasnikov sparata a bruciapelo mentre Pezzulo era intento a distribuire aiuti umanitari alla popolazione del distretto di Surobi. Un altro militare, il maresciallo Enrico MercurI, ranger del 4° Reggimento alpini paracadutisti di Bolzano, restava leggermente ferito. Prima di Pezzullo, il 24 novembre 2007, morì Daniele Paladini, maresciallo capo dell’Esercito, in seguito ad un attacco kamikaze.

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