Autovelox, i comunisti italiani accusano l’amministrazione di fare cassa

Da alcuni giorni le due postazioni di autovelox presenti sul viale Carlo III^, in tenimento del comune di San Nicola La Strada, sono stati dotati di due luci intermittenti di colore giallo. Sin dalla loro installazione dalle pagine del nostro quotidiano avevano puntato il dito contro la non perfetta visibilità dei due autovelox che risultavano essere “invisibili” agli occhi degli automobilisti perché mischiati fra cartelloni pubblicitari di “pollo fritto e patatine” o fra i cespugli d’erba. Finalmente la nostra denuncia è stata fatta propria dall’amministrazione comunale che ha dotato la segnaletica con le due luci gialle intermittenti, alimentate da un piccolo impianto fotovoltaico. Chi, invece, politicamente è contro le due apparecchiature infernali che non “fanno prevenzione” ma solo “cassa”, sono i comunisti italiani della locale sezione intitolata ad “Enrico Berlinguer”. “È palese” – ha affermato il portavoce del partito, Salvatore Motta – “che l’istallazione dei 2 autovelox come i 6 photored ai semafori hanno la principale prerogativa di essere dei sistemi repressivi per dare “ossigeno” alle finanze ed al bilancio del Comune più che essere, invece, dei validi strumenti di prevenzione, in particolare per la sicurezza stradale. Anzi, in molti degli incidenti stradali accaduti, la presenza di tali strumenti genera negli utenti della strada una titubanza nel comportamento e la paura di incorrere in un’infrazione (onerosa economicamente e nella decurtazione dei punti dalla patente). Gli strumenti validi per prevenire e, in ultima analisi, reprimere” – secondo l’esponente comunista – “restano le contestazioni immediate delle infrazioni accertate direttamente dagli operatori (vigili urbani, polizia stradale, ecc.), anche con l’ausilio di strumenti (es. telelaser). San Nicola la Strada, inoltre, risulta essere una delle città con più infrazioni al C.d.S. accertate e contestate, con introiti di milioni di euro. Tali proventi dovrebbero essere indirizzati per legge alla manutenzione e sicurezza delle strade, al miglioramento della strumentazione e dell’equipaggiamento della polizia locale, e, non meno del 10%, ad opere per gli utenti deboli (pedoni, bambini, ciclisti, disabili, ecc.), quali la realizzazione di validi percorsi e strutture ciclo-pedonali, marciapiedi o aree pedonali possibilmente evitando dissuasori pericolosi, parcheggi per disabili, eliminazione delle barriere architettoniche, ecc.., invece nulla. Le cose che non vanno con questa amministrazione locale sarebbero ancora tante da evidenziare, come ancora ad esempio la mancanza di politiche serie a sostegno agli anziani, ai giovani, alle famiglie indigenti, ai disoccupati, agli operatori sul territorio. Non basterebbe tutta la seconda parte del mandato del Sindaco ad elencarle e descriverle dettagliatamente” – ha concluso Motta – “Pertanto, sottolineando con una frase utilizzata quale titolo del famoso libro di Marcello D’Orta, al tanto bistrattato cittadino sannicolese non rimane che esclamare sommessamente: “Io, speriamo che me la cavo!”.

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