Muore a 94 anni il generale paracadutista Palumbo, eroe di El Alamein

E’ morto ieri mattina nella sua residenza romana il Generale Giuseppe Palumbo. Era nato a Napoli, al Monte Di Dio, il 25 luglio 1915. La sua vita militare e pubblica è tutta intrisa di alti ideali e valori come li aveva appresi dal padre Ammiraglio nella Regia Marina Italiana. Militarmente nasce come Ufficiale di Cavalleria e le sue gesta risalgono alla madre di tutte le battaglie: la battaglia di El Alamein. Nel suo testamento ha lasciato detto di voler essere cremato e che le sue ceneri fossero sparse fra la sabbia di quel piccolo desolato posto dell’Africa Settentrionale dove decina di migliaia di italiani scrissero, seppur sconfitti, pagine di autentica gloria. Raccontare la sua epopea non è facile e neppure semplice. Divenne Comandante della Scuola Militare di Paracadutismo della Folgore dopo leggendarie imprese di guerra in Africa. Conquistò il forte di Harrington ed ebbe la soddisfazione di ammainare personalmente la bandiera inglese. Catturato, fu protagonista di ben 13 evasioni: drammatica quella che lo costrinse a nuotare per sette ore nell'oceano, storica quella che dal Kenya lo condusse in Italia, dopo 8.000 chilometri. Di possedere un coraggio al limite della temerarietà, lo scoprì a 12 anni, quando, per far breccia nel cuore di una ragazzina napoletana del Monte Di Dio, di cui si era innamorato, percorse l'intero cornicione al quinto piano del palazzo dove abitava, su un monopattino rischiando ad ogni curva di sfracellarsi al suolo. Da allora ad oggi, la vita del generale paracadutista Giuseppe Palumbo è sempre trascorsa all'insegna delle imprese più clamorose e stravaganti, costantemente al confine tra temerarietà e incoscienza. Comandante di bande di colore in Africa durante l'ultima guerra, autore di colpi di mano leggendari, protagonista di ben tredici evasioni di cui cinque importanti; domatore di tigri e leoni; paracadutista spericolato. Nel dopoguerra né il passare degli anni né le responsabilità del grado (fu comandante della Scuola militare di paracadutismo) attenuarono il suo gusto per l'avventura e per le iniziative provocatorie che scatenarono polemiche anche a livello nazionale come quando, erano i primi anni ’50, affrontò a ceffoni un giornalista del “Paese Sera” che aveva accusato ingiustamente i suoi paracadutisti o quando restituì le al decorazioni al valor militare al presidente Pertini per protestare contro l'assegnazione della medaglia d'argento al prof. Bentivegna, autore dell'attentato di via Rasella, che uccise 33 militari altoatesini in divisa tedesca e provocò, per reazione, l'uccisione di 330 italiani alle Fosse Ardeatine perché l'autore dell'attentato non si presentò alle autorità tedesche. Tra le vittime delle Fosse Ardeatine c'era anche lo zio della moglie del Generale Palumbo, il generale di divisione aerea Castaldi Martelli". Quando nel '73 concluse la sua carriera militare, volle celebrare l'avvenimento con un gesto spettacolare: fece un lancio a Vicenza con la pattuglia acrobatica in caduta libera da tremila metri per chiudere nell'aria la sua vita militare. Figlio di un ufficiale di cavalleria, Giuseppe Palumbo fece il corso allievi ufficiali nel '36 in fanteria e due anni dopo partì per l'Africa orientale partecipando con il II Battaglione Coloniale ai cicli di operazioni di guerra nel territorio del Governo dei Gallo e Sidano ottenendo tre croci al merito di guerra, la decorazione di cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Le esequie, alle quali parteciperanno migliaia di paracadutisti in servizio ed in congedo, si svolgeranno a Roma, venerdì prossimo, con inizio alle ore 10,30, presso la Chiesa Santa Maria degli Angeli.

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