Prospettive per le PMI

Nuovi ulteriori problemi da affrontare sono emersi in seguito allo scenario economico emerso nel 2008. L’avvento della crisi finanziaria ha generato un processo recessivo e forte rallentamento di tutti i processi di sviluppo economico sullo scenario mondiale. La concorrenza è ulteriormente aumentata in quanto è entrato in gioco anche il fattore "sopravvivenza". È indispensabile che tutti i processi commerciali e produttivi siano "rinnovati" e depurati da tutto ciò che ne rallenta l'esecuzione e lo sviluppo, adottando le nuove tecnologie disponibili e ridisegnando i flussi e i processi organizzativi. È necessario che tutti gli attori del nostro sistema produttivo si sentano protagonisti di una nuova stagione, di un nuovo movimento di rinnovamento allo stesso tempo etico e tecnologico, in modo da riuscire ad operare con un nuovo spirito di squadra, a fare gruppo, moltiplicando così sull'intero il sistema paese, piccoli o grandi miglioramenti che ognuno può realizzare per sé nella propria realtà imprenditoriale, piccola o grande che sia.                                                                                 
In molte realtà economiche le imprese medio-piccole predominano. Nell'UE le PMI sono quasi il 99% del totale ed impiegano circa 65 milioni di persone. Il nostro stesso modello di produzione ne è un esempio, una larga parte dei vantaggi comparati italiani infatti risiedono nelle attività dei distretti industriali e nelle imprese del cosiddetto quarto capitalismo.                                                                                                                                                 Il 73% delle imprese italiane sono concentrate nel settore terziario (commercio e altri servizi), mentre i settori industria e costruzioni si equivalgono con circa il 13% delle imprese italiane.
 In Italia le PMI rappresentano più del 99% delle imprese nel settore manifatturiero e di altrettanti numerosi settori dei servizi mercantili e pubblici  locali.                                                                                                           Con la crisi il margine produttivo lordo delle imprese si è significativamente ridotto, passando dal 33 al 18%. In più molte delle piccole e medie imprese italiane hanno difficoltà a navigare da sole nelle acque dell’internazionalizzazione e della conquista di nuovi mercati, percorsi obbligati per garantire la loro sopravvivenza nel contesto di una competizione sempre più serrata. L’economia internazionale è andata a sfavore delle piccole imprese. Queste piccole strutture sono tutte preoccupate della sopravvivenza di breve periodo e non si aprono al cambiamento, necessario altresì per coglierne l’innovazione e le opportunità che inevitabilmente ne derivano.  Per restare al passo con i tempi e competere a livello internazionale sui mercati che si aprono e si espandono, è fondamentale l’integrazione, la focalizzazione e la crescita dimensionale.                                                                                                                                                    Le nostre imprese risultano piuttosto marginali nei settori della media tecnologia, con esclusione di qualche nicchia particolare. Alcuni grandi gruppi sono progressivamente passati a settori più redditizi, come quelli delle telecomunicazioni, autostrade e ristorazione. Ciò spiega anche la ragione per cui la maggior parte delle imprese  italiane si sono sottoposte alla crescente concorrenza dei paesi emergenti.
La concomitante ricerca di ottimizzazione di tutti i processi e la sempre più evidente necessità di dialogare in tempo reale con la propria filiera commerciale o di produzione hanno portato alla creazione di modelli di gestione di impresa in cui è "normale" considerare l'azienda come un sistema aperto ed integrato con il mondo esterno, anche dal punto di vista informativo. I nuovi sistemi informativi si sono quindi adattati a questa nuova configurazione del mondo dell'impresa e quindi all'organizzazione aziendale verso questo modello.
Gli autori Lorenzo Battaglini e Stefano Frascari, nel volume PMI  Vincere la Crisi in 4 Mosse (ed. IL SOLE 24 ORE) , descrivono i 4 modelli organizzativi che, supportati dalle più moderne tecnologie informatiche, aiutano a rendere l'azienda più efficiente con investimenti limitatissimi, creando le basi per una ripresa stabile e duratura:
1. abbattendo i tempi di comunicazione e coinvolgendo agenti, tecnici fuori sede e clienti direttamente nei processi di business, adottando "portali" e "palmari" per forze commerciali e tecniche; 2. snellire il rapporto con i fornitori italiani ed esteri, diminuire i costi, eliminare gli errori di ricevimento merci, velocizzare la movimentazione e ottimizzare le scorte; 3. pianificare e controllare la produzione, diminuendo i tempi di risposta e contribuendo e ottimizzare le scorte liberando quindi "denaro" inutilizzato; 4. ridurre i costi sulle comunicazioni integrando telefonia IP e mail nell'ERP e digitalizzando tutti i documenti.
Occorre quindi in primo luogo dotare l'impresa di uno strumento che permetta di "ascoltare" le richieste del cliente in modo consistente e non destrutturato, in questo modo sarà quindi possibile rimodellare i flussi aziendali in modo da fornire il miglior servizio ed il miglior prodotto possibile ad ogni persona .
Si tratta di un’innovazione a 360°, effettuando innovazione di business, mantenendo il giusto equilibrio tra le diverse aree (prodotti/servizi, processi e metodologia, tecnologia, risorse umane, internazionalizzazione…) senza trascurarne nessuna.                                                                                        
  Questo cambiamento, deve coinvolgere non solo la Pubblica Amministrazione ma anche le imprese e le loro risorse, richiede un management pro-attivo in grado di interpretare anche i segnali deboli provenienti dal mercato per programmare in anticipo cambiamenti strategici. Da qui l'esigenza di rafforzare i contenuti di marketing strategico e le competenze per realizzare in modo efficace i processi di innovazione con attenzione a scenari di mercato, metodi e competenze di management.
Le PMI dovrebbero investire per migliorare produttività, competitività, e penetrazione sui mercati dovrebbero quindi
ideare nuove strategie commerciali, nuove promozioni e applicarle rapidamente in momenti di grave contrazione della domanda. Questi meccanismi opportunamente adottati rappresentano un vantaggio competitivo importante.
L’obiettivo del marketing nelle PMI sarà quello di operare in modo continuativo per analizzare, capire e identificare gli elementi su cui evolvere, agire e misurare. Deve trattarsi di un sistema che alimenti continuamente tutti i processi di innovazione che ne stanno alla base.
Il limite a questo meccanismo è dovuto però alla cultura di molte PMI , la quale è ancora basata su un processo individuale dell’informazione su mentalità reattiva e non ancora pro-attiva da cui ne consegue una scarsa pianificazione, flessibilità e creatività.
Un management ben definito per la soluzione di questi limiti potrebbe rappresentare una soluzione al problema, utilizzando l’esperienza e le competenze di un manager qualificato. Le piccole e micro aziende, però non sempre hanno la mentalità e le risorse tale da ricorrere al supporto di un professionista esterno, per questo le aggregazioni tra imprese possono essere ottimali per concretizzare il cambiamento. Tali aggregazioni infatti si baseranno sull’innovazione di processo, di prodotto e di mercato.

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