Le “Lezioni Americane” di Giorgio Albertazzi

A tutti capita di interrogarsi sul senso della leggerezza. Una risposta esatta a questo interrogativo è forse impossibile trovare e di sicuro di ciò si rende conto lo spettatore- discente delle “Lezioni Americane” di Giorgio Albertazzi, ultimo lavoro del grande Maestro toscano in scena al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 1° marzo. La rappresentazione ci offre un ventaglio di visioni della Leggerezza ricostruite sulla scorta di una analisi della storia della letteratura italiana ed europea. L’ occasione è data dalla rivisitazione di una delle cinque dissertazioni che Italo Calvino avrebbe dovuto presentare durante una visita presso la Harvard University (mai realizzata a causa della morte prematura): le relazioni riguardano la Leggerezza, la Rapidità, l’ Esattezza, la Visibilità e la Molteplicità. È noto che lo scrittore italiano avrebbe voluto completare questo ciclo di Lezioni con una disquisizione sul tema della Consistenza.
Giorgio Albertazzi si è avvicinato al mondo calviniano con la esperienza che solo un grande Maestro del Teatro italiano può dimostrare. I richiami a Dante, Cavalcanti, Shakespeare, Ovidio, Lucrezio e Leopardi permettono all’ attore di ripercorrere la trama dei rapporti tra leggerezza e pesantezza. Le proposte sono molteplici: in questa Lezione però non si giunge a nessuna conclusione inconfutabile.
La messinscena è accompagnata dalle musiche di Rossella Zampiron (violoncello). Sullo sfondo del palcoscenico vengono proiettate continuamente immagini o versi sui quali si concentra l’ attenzione dell’ oratore. La giovane Roberta Caronia ( studentessa ideale nella rappresentazione) segue il percorso compiuto da Albertazzi aiutando lo spettatore a sintetizzare i concetti espressi.
I momenti più emozionanti sono quelli in cui l’ attore propone due monologhi tratti rispettivamente dall’ “Inferno” di Dante e dall’ “Amleto” di Shakespeare.
In chiusura di spettacolo Albertazzi propone una bella riflessione sul senso della nostra epoca e dei valori che essa accoglie: la rinascita che tanto si auspica – conclude – potrebbe partire proprio dalla città di Napoli.

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