“La damnation de Faust” al Teatro di San Carlo
Come tutti i romantici, anche Hector Berlioz rimase colpito dal fascino della storia meta temporale di Faust: tratta da una lunga tradizione popolare e resa celebre da Goethe, la storia di Faust è la sintesi della continua lotta tra il bene e il male, tra l’amore e la morte. Ne “La damnation de Faust” tutto ruota attorno a questa dicotomia: Faust per salvare la sua amata stipula un patto con il diavolo che lo porterà alla morte. È la sconfitta del bene e dell’amore a vantaggio del male.
La musica che il compositore francese ha costruito per il libretto rispecchia lo stile adottato anche nella produzione sinfonica: la particolarissima timbrica della orchestra è il mezzo attraverso cui Berlioz riesce a segnalare le modificazioni più rilevanti della narrazione e degli stati di animo dei personaggi. La direzione magistrale di George Pehlivanian esalta il senso di una orchestrazione così elegante. Ottima anche la performance del Coro e dei Solisti.
L’opera assume spesso una dimensione corale: le voci del Coro intervengono in molteplici punti a sostegno delle affermazioni fatte dai personaggi principali. Il momento dialogico tra i Solisti è fortemente ridotto rispetto all’impostazione del Teatro d’opera italiano settecentesco ed ottocentesco.
Nella messainscena proposta in questi giorni al Teatro di San Carlo è da segnalare in maniera particolare la organizzazione scenografica: lo spettatore percepisce una sensazione di leggerezza che stride con le dinamiche dell’azione scenica. Le luci colpiscono i personaggi e i teli collocati sulla scena determinando un effetto surreale, immaginifico. La scenografia è essenziale ma efficace: tutto ha una precisa funzione scenica e tutto assolve ad una funzione descrittiva. Le luci diventano più intese quando il colore orchestrale e lo stato d’animo dei personaggi raggiungono l’acme. Non poteva mancare sulla scena anche una presenza della danza: seppur in maniera ridotta rispetto ai suoi predecessori, Berlioz si inserisce a pieno titolo nell’ambito della tradizione operistica francese che assegna al balletto una funzione primaria.
Nell’opera sono presenti tutti i sentieri che la musica ha preso poi nel corso dei decenni successivi: la sensibilità di Berlioz, pur presentando molti tratti in comune con il Romanticismo, già avverte quello spirito che sarà caratteristico del Decadentismo. “La damnation de Faust” è, così come autorevolmente e giustamente sostenuto, un’opera di frontiera.
Nonostante i problemi organizzativi dovuti alle vertenze sindacali in corso, la rappresentazione ha riscosso un grande successo di pubblico: lo dimostrano pienamente i molti minuti di applausi riservati ai musicisti ed ai cantanti al termine della rappresentazione di ieri sera.