Le nuove patologie della Globalizzazione
Palazzo Marini – Sala delle Conferenze Via del Pozzetto, 158 Roma (Piazza San Silvestro) Il convegno si propone di affrontare il rapporto tra l’espansione delle migrazioni, la crescita della povertà ed il livello di salute nelle popolazioni, fenomeni complessi che mettono alla prova la capacità dei sistemi sanitari di affrontare le sfide che stanno coinvolgendo trasversalmente tutti i paesi del mondo. Oggi il fenomeno migratorio, pur facendo parte della storia dell’umanità, ha assunto una velocità estremamente rapida, grazie alla notevole riduzione delle distanze fisiche, che ha permesso un maggior contatto e confronto tra le diverse culture.
Il sistema della globalizzazione ha rimesso in gioco il determinismo delle malattie infettive, con l’emergere di nuove patologie e la ricomparsa di altre, che sembravano destinate a ridursi o addirittura ad estinguersi. Trovare soluzioni per ostacolare la diffusione di infezioni emergenti e riemergenti richiede l’adeguamento delle risorse finanziarie, lo scambio e la rapida comunicazione delle conoscenze, la cooperazione tra esperti di sanità pubblica e di discipline biomediche con esperti di politica, economia ed altre discipline.
In questo contesto il convegno del 9 p.v. vede la partecipazione ed il dibattito di autorevoli rappresentanti del mondo scientifico, della ricerca, delle Istituzioni, del SSN, delle industrie, anche alla luce del recente quadro normativo riguardante la soppressione del comma 5 dell'art. 35 del D. Lgs. 286 del 1998, che sancisce il principio di "non segnalazione alle autorità". Tale modificazione renderebbe concreto il rischio nell'immigrato senza permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche, di una reazione di paura e diffidenza, che potrebbe limitarne l'accesso alle strutture sanitarie.
La conseguente e pericolosa "marginalizzazione sanitaria" di una parte della popolazione straniera presente sul territorio implicherebbe una carenza di tutela del diritto costituzionale alla salute e l’aumento dei fattori di rischio per la salute collettiva.
Più che mai occorre quindi promuovere la consapevolezza che la riduzione del livello di salute nei gruppi deboli della popolazione aumenta il peso economico delle spese sanitarie evitabili e peggiora il livello socio-economico di questi gruppi. Invece, ridurre le disuguaglianze di salute implica una minore spesa sanitaria evitabile ed aumenta le possibilità di inserimento sociale e lavorativo.
Il patrimonio di salute non dipende infatti solo da fattori genetici, biologici, chimici e fisici, ma anche dalle condizioni socioculturali – che influenzano il rischio, il decorso e l’esito della malattia, e deve trovare tutela in un modello che integri efficienza e accessibilità in un servizio sanitario pubblico e solidale.