Terremoto, si chiama “L’Aquila” la strada costruita in Libano dai militari italiani

Si chiamerà “L'Aquila”, in ricordo del grave terremoto che ha colpito l'Abruzzo e il suo capoluogo, la strada interamente ripristinata dal contingente italiano “Leonte 5” che opera nel sud del Libano nell'ambito della missione Unifil schierata a ridosso del confine provvisorio con Israele. In un comunicato dello stesso contingente italiano, guidato dal generale Flaviano Godio della brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, si precisa che la strada, asfaltata ed illuminata, collega le cittadine di Shamaa e al Mansuri, lungo la costa a sud di Tiro. Si tratta, afferma ancora il comunicato, di "un nastro di asfalto di circa tre km che permetterà di percorrere in breve tempo la distanza tra due centri le cui infrastrutture sono state gravemente danneggiate dalla guerra del 2006" tra il movimento sciita Hezbollah e Israele. "Con questo gesto simbolico intendiamo esprimere la nostra vicinanza al popolo italiano per la tragedia che ha colpito l'Abruzzo", ha detto il sindaco di Shamaa, Abdel Qadir Safiaddin, inaugurando la strada. I lavori di ripristino della via, che si chiamerà col nome “L'Aquila” italiano traslitterato in arabo (e non con la traduzione in arabo della parola 'aquila') sono stati finanziati dalla Cooperazione civile e militare italiana (Cimic) e coordinati dalla sua cellula attiva nel contingente italiano dell'Unifil. Il contingente militare italiano in Libano, guidato dal generale Flaviano Godio, ha il compito di contribuire a far rispettare l’applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al quale si affianca il supporto della popolazione civile. I caschi blu italiani attualmente impegnati in Libano sono circa 2.100 e svolgono quotidianamente operazioni di pattugliamento, attività congiunte con l’Esercito libanese, bonifica di aree in cui sono presenti ordigni inesplosi, oltre al controllo ininterrotto della Blue Line, la linea armistiziale che determina il confine tra Libano e Israele. Sotto il comando italiano ci sono anche militari provenienti da Francia, Ghana, Corea del Sud, Malesia, con all’interno una componente del Brunei e un distaccamento della Slovenia.

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