“Il ratto del serraglio”.

Opera poco rappresentata nei teatri italiani e poco conosciuta al grande pubblico, “Il ratto del serraglio” di W. A. Mozart è stata proposta nei giorni scorsi al Teatro di San Carlo di Napoli ricevendo molte critiche e pochi consensi. Composta nel 1780, “Il ratto del serraglio” è una opera giovanile in cui sono già presenti i tratti tipici della vocalità mozartiana: per i cantanti il confronto con questo capolavoro della musica settecentesca presenta molteplici insidie e richiede notevoli capacità vocali.
Si segnala in questa produzione la ottima direzione del M° Jeffrey Tate: la interpretazione data dal Direttore musicale del Massimo napoletano è elegante, ricercata e mai scontata. Il pubblico non ha gradito invece la visione della storia data dal regista Damiano Michieletto, ritenuta eccessivamente contemporanea. Si assiste ad uno snaturamento dei luoghi della azione scenica: per raccontare la bella storia di Belmonte e Konstaze, Michieletto preferisce uno yacht alla tradizionale scenografia in cui campeggia il Palazzo del Pascià Selim. Quest’ultimo diviene un trafficante di armi e di prostitute proveniente dai Balcani: la caratterizzazione psicologia ed emotiva del personaggio rimane tuttavia inalterata, nonostante gli sconvolgimenti che la scenografia subisce. La messinscena mantiene l’equilibrio tra azione e musica, pur nella diversità del contesto di riferimento. La rivisitazione è provocatoria: lo dimostrano chiaramente alcune scelte (come quella di proporre una scena di nudo femminile sul palco) compiute dal regista e dal costumista che riaprono l’annosa problematica concernente il ruolo del regista nel teatro per musica ed i limiti della autonomia interpretativa del regista. Molte scelte – oltre ad essere sindacabili per ragioni di compatibilità con il testo – presentano un tratto di antimusicalità che rende più arduo il ruolo degli interpreti. I cantanti sono spesso costretti ad esibirsi in posizioni inconsuete che rendono difficile il ricorso ad una corretta impostazione della respirazione e della voce; nonostante ciò, è stata buona la prestazione dei cantanti: si sono distinti in modo particolare Jane Archibald (che ha dato ottima prova della agilità vocale che la contraddistingue soprattutto nei registri acuti nonostante la forte tracheite che la ha colpita in questi giorni) e Yi Jie Shi nel ruolo di Belmonte.  
 
 

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