L’arcivescovo Forte alla “Salomone”
Da duemila anni in qua è sempre tempo di “primo annuncio”. Ma oggi questa forma di proposta della fede cristiana sta assumendo forme ed esigenze nuove in relazione anche all'evoluzione della società. “Non aumenta solo la secolarizzazione” – fa notare monsignor Bruno Forte – “Crescono di numero pure i "cercatori di Dio". E nei loro confronti dobbiamo essere in grado di rendere ragione della speranza che è in noi”. L'arcivescovo di Chieti-Vasto, presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede e la catechesi, oggi pomeriggio, con inizio alle ore 16.00, sarà alla Caserma “Oreste Salomone” per tenere una conferenza dal titolo “Cercatori di Dio”. Alla lectio magistralis di Monsignor Bruno Forte sarà presente il Generale Antonio De Vita, il sindaco di Capua Carmine Antropoli, il cappellano don Claudio Ricchiuti, da poco giunto dal 5° Reggimento Alpini di Vipiteno dove esercitava la sua professione di fede, tutto il personale del Raggruppamento Unità Addestrative dell’Esercito, unitamente a numerose autorità religiose, civili e militari, regionali, provinciali e locali, oltre alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, all’Associazione per l’Assistenza Spirituale alle Forze Armate (P.A.S.F.A.), alle infermiere della Croce Rossa Italiana, e ai familiari del personale in servizio presso il Raggruppamento. Ma chi sono, sotto il profilo sociologico quelli che Monsignor Forte definisce "cercatori di Dio"? “Ogni uomo o donna che coltivi il desiderio di conoscere il Dio cristiano” – ha affermato l’alto prelato – “o che abbia comunque una nostalgia dell'assoluto e dell'eterno e che si ponga seriamente le domande ultime sul senso della vita. Sotto questa qualifica possiamo incontrare una grande varietà di persone: giovani e adulti, operai e studenti, professionisti o addetti ai servizi più diversi nella società, immigrati. In altre parole non c'è un unico destinatario, così come non c'è un unico punto di partenza. Possiamo trovarci di fronte a persone che vogliano approfondire la fede ricevuta quando erano bambini o non credenti o anche appartenenti ad altre religioni”. Quindi anche gli operatori di pace, come Giovanni Paolo II usava definire i militari italiani che partecipavano alle missioni di peacekeeping nel Mondo, possono essere considerati “Cercatori di Dio” e, in quanto battezzati, sono chiamati ad essere testimoni e quindi anche soggetto del primo annuncio agli altri.