Parà della Folgore muore a 50 km di Farah. Coinvolti anche tre bersaglieri della “Garibaldi”

Un militare italiano è rimasto ucciso e altri tre sono stati feriti in Afghanistan, a circa 50 chilometri dalla città di Farah. La vittima è il Primo Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio, di Campobasso. Era nato il 15 maggio 1984: aveva 25 anni ed era in missione in Afghanistan da quattro mesi. La pattuglia di paracadutisti della Folgore e del Primo Reggimento Bersaglieri, unità, quest’ultima, incardinata nella Brigata Bersaglieri di stanza a Caserta, è stata colpita dall'esplosione di una bomba ad altissimo potenziale lungo la strada, che ha distrutto il primo mezzo della colonna. Il parà della Folgore è morto dopo essere stato portato all'ospedale militare di Farah, altri tre sono rimasti feriti. Il giovane Di Lisio, paracadutista in forza presso l'8° Reggimento Genio Guastatori della Folgore, di stanza a Legnago, faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade, prima del passaggio di convogli militari e diplomatici. Ieri mattina era impegnato con un gruppo di commilitoni a bordo di due veicoli Lince e di un mezzo blindato Coguar. L'esplosione ha investito un mezzo: si sarebbe trattata di un ordigno improvvisato "Ied" (Improvised Explosive Device), con una potenza superiore a quella di bombe analoghe utilizzate in passato. Immediati i messaggi di cordoglio da parte del Ministro della Difesa, del Parlamento che ha osservato un minuto di silenzio, del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e dal Capo del Governo Silvio Berlusconi. La Procura militare di Roma ha intanto aperto un'inchiesta per omicidio, tentato omicidio e attentato per finalità terroristiche. Di Lisio viveva a Peschiatura a Oratino (Campobasso), dove la sua famiglia si era trasferita a dicembre del 2005. La sua famiglia è composta dal padre Nunzio, dalla madre Addolorata e dalle sorelle Maria e Valentina. Appena appresa la notizia della morte del militare, Orlando Iannotti, il sindaco del piccolo centro a pochi chilometri da Campobasso, si è recato nell'abitazione della famiglia. Il militare aveva anche un profilo su Facebook. L'ultimo messaggio lasciato sulla sua bacheca è dell'8 luglio 2009 alle 19.45, in cui scriveva “La guerra è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farla…».

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