Sangiovanni scrive al Sindaco Giaquinto
In relazione alla richiesta di benefici per categorie deboli-protette, con vivo rammarico ho appreso che il comune da lei amministrato è uno dei pochi in Italia a non prevedere riduzioni, agevolazioni o esenzioni per la TIA, ex Tarsu. Tirare in ballo il decreto legislativo n.507 del 15 novembre 1993, e modificazioni dal Regolamento Comunale approvato dal Commissario Prefettizio nel lontano 1994- non è proprio da primo cittadino vicino ai più deboli. La risposta che mi ha dato: è burocrazia. La legge c’è, ma va applicata con buonsenso. Le casse comunali vanno sicuramente rimpinguate, ma non con l’eliminazione di benefici per anziani e disabili. Una risposta burocratica, senza pensare minimamente ad apportare modifiche al Regolamento, visto gli ampi poteri in possesso dei sindaci. Si parla tanto di terza età, disabilità. Ma la sensibilità dov’è? E il contatto con il cittadino? Non ha mai pensato di contattarmi? Appare evidente il pregiudizio nei confronti di chi per il passato ha raccontato verità scomode. A nulla servite in questi ultimi anni le “grazie” mediatiche ricevute- nonostante i vergognosi coupe de teatre letteralmente messi in scena da lei con l’intera giunta- volti a screditarmi( Lettera al direttore Feltri e sceneggiata(vergognosa per una fascia tricolore) davanti alle telecamere Mediaset). Ma la mitezza, la mia fede cristiana mi conduce sempre a perdonare. Lei da sindaco- ha pensato solo ed “esclusivamente” a cercare di distruggere la mia immagine professionale, guadagnata gradatamente, con impegno sul campo. Senza l’aiuto di nessuno. Un sindaco che negando il vero, ha dichiarato di vivere nel paese delle meraviglie, isola felice, in quanto a vivibilità e “criminalità”. Non c’è bisogno di avere capacità mnemoniche- per ricordare brutte avventure vissute sulla propria pelle, che preciso “nessuno augura neanche al peggior nemico”. Lei all’indomani del terribile(silenziò i fatti, per ovvie ragioni)), condannabile episodio che la vide coinvolta, lasciò immediatamente la sua Cesarano, temendo il peggio. Mi chiedo: Perché ha lasciato nello sperduto casolare di campagna Albino De Marco(diversamente abile), dopo che la stessa sorte è toccata a lui?