Ai funerale dei sei parà ci saranno anche 100 militari della caserma “Salomone”

Giovedì 17 settembre 2009, primo pomeriggio: la televisione racconta dell’uccisione di sei paracadutisti della Brigata “Folgore” che sono saltati in aria a Kabul a seguito dell’esplosione di un’autobomba da parte di un kamikaze talebano e la mente corre subito ai nostri 8.000 uomini e donne con le stellette attualmente impegnati, su mandato del Parlamento Italiano e dell’ONU, in missioni di “Peacekeeping”, di mantenimento della Pace. Al momento in Afghanistan ci sono circa 2.700 militari italiani e 500 di questi sono paracadutisti della Folgore. I nostri militari costituiscono l’ossatura della componente terrestre della spedizione italiana composta anche da unità dei carabinieri, la MSU, dell’aeronautica militare, della Marina. E poco importa se i sei caduti sono appartenenti alla Folgore, essi sono militari italiani, figli del nostro Sud (i sei giovani parà, infatti, provengono al meridione), come lo sono la stragrande maggioranza dei professionisti del nuovo Esercito degli Italiani. Stamani, a Roma, presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, la stessa in cui si svolsero i funerali dei 19 caduti dell’attentato di Nassiriya, si terranno le esequie di Stato per questi nostri amati figli. Lungo il percorso che li accompagnerà dalla camera ardente dell’ospedale militare del Celio, sarà un tripudio di bandiere tricolori. Alla cerimonia parteciperanno anche 100 militari del 17° Reggimento “Acqui” e del 47° Reggimento “Ferrara” comandati dal Tenente Apuzzo. I cento militari fanno parte di quei 1.150 volontari a ferma prefissata di un anno del 3° blocco 2009, che lo scorso 8 settembre sono giunti alla Caserma “Salomone” per iniziare l’addestramento di base, della durata di dieci settimane, prima di essere assegnati ai reggimenti di tutt’Italia. Due mesi e due settimane intensissime, necessari per acquisire le basi di quella che per molti di loro potrebbe diventare la professione del futuro.

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