Sequestrati beni di Diana

Casal di Principe – La guardia di finanza di Caserta sequestra beni mobili a Giuseppe Diana, arrestato per aver tentato la scalato alla squadra della Lazio con il denaro sporco del clan dei casalesi. Era il pulitore del clan, e si trova già in carcere a Trapani, proprio per la sua appartenenza e fedeltà al sanguinoso clan, dove è stato raggiunto da un altro arresto e privato dei suoi tesori.
Le Fiamme Gialle della tenenza di Mondragone, hanno proceduto all’esecuzione di una ordinanza di applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Diana, procedendo contestualmente al sequestro del suo patrimonio. I militari sono venuto a conoscenza di svariate proprietà del Diana, acquistate con illeciti proventi dell’organizzazione e sono stati sequestrati, 37 unità immobiliari e 5 complessi aziendali e le relative quote, tutti beni ubicati in diverse province della Campania e del Lazio.
Al Diana, che è rinchiuso già dietro le sbarre, catturato per il tentativo di riciclaggio del denaro dei casalesi, tentando di comprare la società Lazio Calcio, sono contestati i reati di concorso in associazione esterna, del clan dei casalesi, attribuzione fittizia di beni e corruzione.
Dalle indagini delle forze dell’ordine, è emerso che il Diana aveva stabilmente, riciclato il denaro delle attività illecite del clan, in attività di borsa, quale la società sportiva Calcio Lazio, e concesso le proprie strutture aziendali, per le esigenze dell’organizzazione e degli affiliati. Inoltre, garantiva al clan le diverse utilità provenienti dalle aziende di commercializzazione e distribuzione del Gas gestite dal garante. Tutte attività economiche sorrette dal contributo mafioso.
Veniva così garantito un regime monopolistico nel settore della commercializzazione del gas ed erano rafforzati gli interessi economici degli esponenti delle famiglie Russo, Schiavone, Mezzero, Tucci,  Diana, Belforte, tutti appartenenti alle associazioni mafiose operanti sull'intera area della provincia di Caserta e zone limitrofe.
Dalle intercettazioni emergeva con chiarezza la responsabilità del Diana nella scalata alla Lazio rilevando in modo evidente il tentativo di consegna ai vertici della società sportiva di un'ingente somma di denaro contante proveniente dalle casse del clan, di cui veniva tracciata la provenienza attraverso le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Le investigazioni dirette alla DDA di Napoli e condotte dalla Guardia di Finanza, hanno consentito di cogliere il sostegno mafioso offerto da diverse famiglie del clan casalese al monopolio dell'indagato nella commercializzazione del gas, lo stabile e decennale ruolo di riciclatore a favore del clan nonché individuare gli intensi rapporti corruttivi con alcuni Vigili del Fuoco, regolarmente retribuiti per "proteggere", evitando controlli, preavvertendo le future ispezioni e pilotandone gli esiti, gli interessi economici del Diana.
E' stato, inoltre, possibile individuare alcune società appartenenti formalmente a persone diverse ma sostanzialmente gestite dall'indagato, complessi aziendali oggetto di sequestro.

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