Urge gettare un ponte tra comunità e società
Nella comunità Il Monticello di Bellona ogni ragazzo è contento del suo "lavoro" e lo esercita con entusiasmo. Ogni volta come una prima volta, come un amore sempre acceso. Di fronte a questa magia passano in secondo piano i tanti problemi della vita. Perché è davvero bello vivere in un luogo dove ti senti padrone di te stesso e rispettoso delle regole. È bello vedere occhi che prima non si aspettano niente e poi si aspettano tutto dalla vita. "Dapprima c'era scetticismo, ci dice un ragazzo, poi ho notato che questi "dottori" conoscono bene la loro professione: Sanno trasmettere la passione in ciò che fanno. Mi ricordo di quando ero come loro, "normale". E ricordo che avevo voglia di essere capito, di essere compreso e di non essere deriso. Avevo tanti problemi nella mia giovinezza che andavano e venivano come treni. Certe volte, anche se quei "dott" erano spesso umanamente stanchi, mai ci facevano mancare il loro sorriso, la loro carezza, la loro comprensione e, perché no, il loro affetto. Sapevano che con i ragazzi basta anche solo un sorriso". Dopo queste riflessioni prendo una boccata d'ossigeno. È un canto d'amore per i volontari che si dedicano agli altri. Svolgono un "mestiere" che, ne resto convinto, è il più bello del mondo. Poi… tutta questa bellezza svanisce nel nulla: la comunità Il Monticello deve chiudere. Un operatore ci informa che ha trovato i ragazzi letteralmente in preda all'angoscia. "Hanno chiuso il racconto prima della fine. "Tra pochi giorni ci troviamo in mezzo alla strada abbandonati come barboni costretti a vivere in ambienti che non ti comprendono. Siamo dinanzi ad una vera e propria mutazione che non riusciamo a decifrare. E' stato bello sognare. Ma chi ci governa quando smette di farci sognare ed inizi a far si che i nostri sogni si realizzino?". Cari ragazzi, la vostra è stata un'esperienza positiva come poche altre nella nostra società abbandonata a se stessa. Chi ci governa, invece, narra di un benessere se non altro da ricercare, e concludiamo così: è ormai tempo perché famiglia e ragazzi e con loro tutta la società civile, intraprendano un discorso franco, sereno ma anche approfondito passando ad un coscienzioso esame tutto quanto bolle in pentola. Non è poco e non è trascurabile! E se il tema del recupero dei nostri ragazzi è fuori dagli interessi della politica (che concretamente se ne infischia) non può esserlo di coloro che primariamente avvertono questa responsabilità. Dirò di più: anche da questa cattiva politica dovremo difendere i nostri figli. Ne sono già vittime. Auguri ragazzi, un bel regalo di Natale.