Il mercato equo-solidale: una risposta a rispetto dell’essere umano

Un settore ancora in crescita e non molto conosciuto è l’equo e il solidale, ora insieme nel commercio come alternativa, che trova i suoi spazi di sviluppo. Da prodotto di nicchia all’ampio consumo, basterebbe poco per renderlo alla portata di tutti. Per fare ciò è comunque necessaria una forte presa di coscienza e non solo, anche il portafoglio ne potrebbe risentire. Infatti, i prodotti esposti sugli scaffali dei negozi hanno un evidente prezzo maggiorato e non sono di certo economici e competitivi ma portano con sé un retroscena di un certo spessore. Infatti, le cooperative sociali impegnate nel settore garantiscono ai paesi produttori  la giusta fetta di guadagno per il lavoro svolto e per le materie prime. Si tratta di una risposta organizzata alle forme di sfruttamento tipiche delle multinazionali, nata sull’assunto che il commercio degli ultimi cinque secoli si è basato sulla falsa idea di un’attività neutra in grado di permettere a tutte le parti di guadagnare indifferentemente. Nella realtà non è così, analizzando la situazione internazionale, dal 1950 al 1996 gli scambi commerciali sono aumentati passando da 315 miliardi di dollari a 6000 miliardi senza creare l’atteso e promesso benessere generale. L’unica percentuale in crescita è quella che riguarda il divario tra il Nord e il Sud del mondo, insieme ai tassi della povertà globale. Tra le persone più sfruttate ci sono i contadini, sia che lavorino per delle multinazionali che per dei proprietari terrieri locali la situazione non cambia. Stipendi inadeguati per il proprio fabbisogno e a quello del nucleo famigliare sono la regola. Il settore del commercio equo solidale, dunque, è nato e si sta facendo conoscere in opposizione ai meccanismi del commercio globale poco attenti allo sviluppo umano. Alcuni prodotti attualmente sono in vendita in molti supermercati ma, per andare sul sicuro, è necessario recarsi presso le Botteghe del mondo, veri e propri negozi specializzati che offrono un’ampia gamma di prodotti. Lì, oltre al cibo, si può trovare artigianato e ogni sorta di spiegazione e chiarimento. Conoscere il percorso e la deontologia del prodotto è diventata una realtà per diversi consumatori che preferiscono un acquisto coscienzioso, ridotto nella quantità, ma di certo legato alla lotta allo sfruttamento e alla povertà. C’è quindi chi dice no alla massimizzazione del prodotto e si schiera dalla parte di un commercio internazionale contro lo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo per far crescere aziende sane in grado di garantire ai produttori e ai lavoratori dei paesi di tutto il mondo un trattamento economico e sociale più equo e rispettoso della dignità dell’essere umano.

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