Solo per giustizia
Quando si pensa alla criminalità organizzata si richiamano alla mente modelli ed idee che oggi sono in larga parte superati: è questa la constatazione a fondamento delle riflessioni esposte da Raffaele Cantone – magistrato da anni impegnato nella lotta civile e culturale contro le mafie – agli studenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” durante l’incontro tenutosi ieri ed organizzato dalla Prof.ssa G. De Minico e dal Prof. M. Villone del Dipartimento di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato.
Tutte le tematiche trattate hanno suscitato l’interesse degli studenti e dei Docenti intervenuti: tutti hanno contribuito all’avvio di un dibattito in cui la giustizia – valore richiamato anche nel titolo del libro di Raffaele Cantone – ha rappresentato il faro per la ricostruzione del percorso di vita e professionale di un cittadino che ha avvertito in maniera insopprimibile il richiamo all’impegno personale per la tutela dei valori fondamentali del nostro ordinamento giuridico. Sono questi i valori che hanno ingenerato in Raffaele Cantone la volontà di proseguire in questa lotta nonostante la solitudine e le difficoltà oggettive incontrate.
Durante il suo intervento il magistrato campano ha cercato così di spiegare alcune delle ragioni che giustificano la presenza sul territorio di cellule malavitose ben strutturate ormai non solo da un punto di vista militare ma soprattutto sotto il profilo economico. La mafia non è un anti Stato: è a ben vedere una struttura che si serve di alcuni settori dello Stato e che si fonda su una peculiare concezione del consenso non totalmente insensibile al potere politico. Solo la rottura del muro di omertà che avvolge tutti noi può rappresentare l’occasione per sfuggire al meccanismo perverso e distruttivo che caratterizza qualsiasi organizzazione criminale. Il racconto di storie apparentemente lontane dal nostro vissuto quotidiano – come quella di una donna, Carmelina, che ha voluto ribellarsi alle logiche mafiose che governano il suo territorio – divengono il modo più semplice per indicare che una alternativa a questa situazione è possibile e che – così come ha ricordato la Prof.ssa G. De Minico durante il suo intervento richiamando una celebre canzone di F. De Andrè – anche dal letame nascono i fiori.