Mensa della fratellanza chiusa dal 13 agosto

Dallo scorso 13 agosto, e sono oramai trascorsi cinque mesi, la "Mensa della Fratellanza", ideata quindici anni orsono da don Oreste Farina parroco preso la Chiesa Maria Santissima della Pietà e che quotidianamente dava da mangiare a 60 cittadini migranti, è chiusa e non si sa se e quando riaprirà. Quest'oggi don Oreste ne parlerà direttamente con il Vescovo di Caserta, Monsignor Pietro Farina, affinché la voce della Curia diocesana faccia sentire forte la sua voce contro chi, forse, non vuole che la Mensa riapra e dia un pasto caldo a 60 persone, di ogni razza, colore e religione, per 365 giorni all’anno. Come si ricorderà, lo scorso 13 agosto scoppiò un principio di incendio all'interno dei locali della mensa. corse i Vigili del Fuoco che provvidero a spegnerlo. Nel frattempo, una voce anonima denunciò che all'interno della mensa ci fossero esplosivi. Da allora la mensa è chiusa in attesa di un sopralluogo che accerti l'assoluta mancanza di esplosivi. Anche se don Oreste non lo dice, in questa vicenda potrebbe esserci la mano di chi ha sempre criticato la presenza della mensa alla Rotonda per l'eccessiva affluenza di extracomunitari, alcuni dei quali, in preda ai fumi dell'alcol, davano fastidio ai residenti che si trovavano a passare alla Rotonda. E non sono stati infrequenti gli alterchi e qualche accenno di rissa. Tuttavia, la Mensa della Fratellanza in tutti questi 15 anni ha rappresentato un'ancora di salvezza per molti migranti, alcuni dei quali arrivano da Caserta, Caivano, Pascarola, Capodrise, Cardito e sono tutti beni accolti. "La mensa" – ha affermato don Oreste – "per l’alto valore di solidarietà umana e di amore per il prossimo che si trova in difficoltà, in continuità con la parola del Signore, deve continuare a funzionare. Mi impegnerò per questo in prima persona e mi auguro che il Vescovo si faccia portavoce di questa necessità. In tutti questi anni la mensa, che è situata all’interno dei locali a fianco la chiesa, è stato il punto di riferimento per centinaia e centinaia di immigrati, rom o più semplicemente poveri che, grazie al pasto caldo offerto dalla comunità pastorale di don Oreste, hanno potuto sopravvivere.

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