Per non generare equivoci, premetto che…
Antonio Marotta – Non voglio generare equivoci e quindi premetto che, nella mia vita non mi sono mai schierato a sostegno di nessun partito, sono un funzionario del Ministero delle Infrastrutture e trasporti e non ho intenzione di cambiare mestiere e abitudini. Vivo da 42 anni in questa meravigliosa città e, da cittadino, ho visto il suo lento declino, di conseguenza non posso non interrogarmi sulle ragioni. Altri, più coinvolti di me alla quotidianità caiatina, dicono che la natura borghese dei caiatini, gli interessi particolari che prevalgono su quelli generali, l'impossibilità di introdurre novità nella gestione politica hanno prodotto negli anni appiattimento e connivenze. Non posso affermare se ciò sia vero, ma è opinione diffusa che le decisioni importanti vengano prese da un manipolo ristretto di individui, sempre gli stessi, che sono ostaggio di organismi politici ed impediscono alla popolazione la scelta democratica dei propri rappresentanti nelle competizioni elettorali. Per riottenere vitalità e fiducia, l'investitura elettorale dovrebbe essere aperta a tutti coloro che possiedono un manipolo di sostenitori e convintamente pensano , attraverso la loro competenza ed esperienza, di poter dare un riassetto politico rinnovato alla città. E deve essere la cittadinanza poi a decidere, con il suo voto, chi deve affrontare l'avversario nella competizione elettorali. Con tale modus operandi la gara diventerebbe veramente democratica e non una induzione forzata; una gara dove tutti gli attuali papabili, o chiunque altro indicato e sostenuto dai vertici del proprio partito di appartenenza, avrebbe sicuramente una posizione di vantaggio sugli altri, ma non li terrebbe fuori attraverso decisioni prese da pochi delegati di partito. Se ci fosse un vincitore, ne uscirebbe addirittura rafforzato sia lui che la città, proprio perché passato attraverso uno strumento di consultazione popolare. Dare la possibilità a chi ha voglia, passione e competenza, di potersi misurare, è un caposaldo che una paese moderno e democratico deve applicare, affinché ogni individuo diventi attore attivo della propria città e quindi della sua sorte. Il sentimento di rigetto verso la politica è stato provocato dalle modalità usate finora ; forse per questo ogni qualvolta che le elezioni si avvicinano la città si riempie di opuscoli che elencano le meraviglie compiute dall'amministrazione , come se i cittadini abitassero su marte. Non è matematicamente provato che questo tipo di apertura sia risolutivo, ma prima di dare giudizi bisogna provarci. Se non funzionerà non avremo perso nulla, ma se invece, come ne sono convinto, qualcosa si dovesse azionare, sarà inevitabile che ciò comporterebbe un cambiamento vero.