Pensioni di vecchiaia: Nel 2010 le donne del pubblico impiego pagano dazio

Secondo il calcolo dell’Inpdap  3500 donne che hanno un impiego statale dovranno restare un anno in più al lavoro per poter accedere alla pensione di vecchiaia. Infatti, con l’inizio dell’anno 2010 entrano in vigore le nuove norme stabilite dalla legge 102/09  che innalzano l’età pensionabile per le dipendenti statali di un anno nel 2010  aumentando un anno ogni biennio fino ad arrivare al tetto dei 65 anni nel 2018, equiparando in questo modo l’età per accedere alla pensione di vecchiaia all’età stabilita per gli uomini,  in applicazione della sentenza dalla Corte di Giustizia Europea.
Pertanto dal 01/01/2010 al 31/12/2011 le dipendenti statali andranno in pensione a 61 anni,
dal 01/01/2012 al 31/12/2013 si passa a 62 anni, dal 01/01/2014 al 31/12/2015 ci vorranno 63 anni, dal 01/01/2016 al 31/12/2017  devono avere 64 anni, dal 01/01/2018 si andrà in pensione di vecchiaia a 65 anni come per gli uomini.
L’Inpdap ha precisato che il personale femminile dipendente dello stato  che ha raggiunto il requisito minimo contributivo entro il 31/08/2010  e che entro la fine del 2010 compie  l’età di 61 anni  matura il diritto alla pensione di vecchiaia dal 1 settembre dell’anno in corso.
Il requisito dei 60 anni per andare in pensione di vecchiaia lo continuerà  a mantenere il personale femminile delle Forze Armate e le lavoratrici del Gruppo Poste Italiane, infatti, l’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro in risposta al quesito posto dall’Ipost (Ente di previdenza delle Poste Italiane), ha chiarito che nonostante il regime previdenziale dell’Ipost   si basa sull’ordinamento e sulla normativa prevista per i dipendenti civili dello Stato è un Ente caratterizzato da rapporti di lavoro di natura privatistica pertanto non trova applicazione il graduale innalzamento dell’età pensionabile ex art. 22  legge 102/09 previsto per le lavoratrici iscritte all’Inpdap.

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