Ornella Muti in “L’ebreo” al Teatro Bellini di Napoli

La lettura originale del difficile tema delle leggi razziali e dello sterminio degli ebrei che Gianni Clementi propone nel suo ultimo testo – “L’ebreo” – rappresenta anche l’occasione per descrivere il difficile percorso di ogni animo umano. Lo spettacolo – in scena fino a domenica prossima al Teatro Bellini di Napoli – mette in scena, attraverso il racconto di una storia apparentemente banale, il clima di paura verso l’altro maturato nei difficili anni del secondo dopoguerra. La storia è capovolta ed il “nemico” è rappresentato proprio da un ebreo che ritorna a Roma dopo un esilio forzato di 13 anni. È questo l’evento che determina l’avvio di una vicenda, in cui gli interessi economici si intrecciano con le passioni amorose, che vede protagonisti Ornella Muti – alla sua prima esperienza teatrale, dopo una carriera cinematografica e televisiva di grandi successi – ed Emilio Bonucci, attore e regista teatrale che vanta collaborazioni con grandi Maestri del Palcoscenico italiano. Sul palco anche Pino Quartullo che veste i panni di un amico di famiglia, coinvolto dalla maliziosa Immacolata (Ornella Muti) nei progetti criminali della coppia.
Ornella Muti è ironica e sensuale; con una recitazione quasi sempre in dialetto romano riesce a tratteggiare bene il carattere della protagonista: Immacolata è una donna che è disposta a tutto – anche a mentire e a rendersi colpevole del più orrendo dei crimini – pur di preservare integralmente i privilegi conquistati (o per meglio dire rubati al suo legittimo titolare). Riesce a ricostruire sul palcoscenico molte delle immagini e delle sensazioni che – sul grande e sul piccolo schermo – l’hanno resa celebre ai pubblici degli ultimi decenni. Pino Quartullo ed Emilio Bonucci forniscono una prova attoriale interessante e reggono bene il difficile confronto con Ornella Muti. La regia di Enrico Maria Lamanna è efficace e non appesantisce la narrazione, riuscendo così ad enfatizzare il carattere volutamente leggero della scrittura di Gianni Clementi.

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