“Vietato attraversare i binari” di Michele Pagano

Quasi un Godot dai tratti urbanistici, l’attesa di un treno che non arriverà mai, innanzi alle ferraglie dei binari in una lunga notte insolita. Una sinestesia sembra prendere forma con l’accostamento di due menti antitetiche, in due corpi stanchi della solita monotonia e in cerca, forse, di qualche diversivo. È ciò che avviene nello spettacolo “Vietato attraversare i binari” andato in scena ad Officina Teatro di San Leucio, lo scorso fine settimana. Un uomo e una donna, interpretati da Carmen Pommella e Maurizio Murano, si ritrovano per caso in una stazione deserta, ognuno coi suoi motivi e con una storia che affiora man mano che i dialoghi si fanno più intensi e confidenziali, come un sentiero che si snoda mentre ci si addentra. C’è lui, riflessivo, scostante, avvilito; e lei ironica, ansiosa, che stuzzica e irrompe, curiosa e impacciata all’indifferenza di lui eppure, un plaide potrebbe cambiare il corso degli eventi se realmente ci fosse in quella valigia. Sarà il disincanto della protagonista a creare l’incanto della pièce, un’opera in cui la fantasia si fa spazio, emergendo dallo scontro/confronto tra due personalità sconosciute, tra impeto e nevrosi, accelerando in un crescendo i tempi comici e segnando, così, un altro successo per uno scrittore-regista affermato nel nostro territorio. A questo successo, hanno senza dubbio contribuito i due protagonisti con la loro straordinaria interpretazione. Nella platea echeggia il fascino dell’alchimia tra i due attori, abili nel guidare il raggio d’attenzione del pubblico, con perfetta padronanza della scena, tenendolo in equilibrio stabile tra la realtà fisica e quella rappresentata. Sono riusciti ad incarnare i rispettivi ruoli e a stabilire una simbiosi con lo spazio scenico, muovendosi all’interno di esso con naturalezza, scandendo il ritmo di un testo elaborato con grande professionalità. Michele Pagano ha creato una sceneggiatura brillante, intrisa di dettagli e originalità, sondando perfettamente una situazione che, in fondo, così grottesca non è. L’alternanza delle battute tratteggia il continuum della messinscena, incorniciata da oggetti scenografici descrittivi che ci accompagnano fino all’epilogo di quella notte insolita, quando le apparenze si svelano e le realtà interiori emergono: ora, due amici si estraniano in un nuovo spazio, nella sfera dell’immaginazione, uniti nell’atmosfera della fantasia dove tutto ebbe inizio.

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