Acque agitate a Caserta in materia di rifiuti
(Terra Nostra) La notizia della condanna dell’Italia per l’emergenza rifiuti del 2007/2008 da parte della commissione europea fa capolino anche a Caserta mentre il commissario della provincia Giliberti il giorno 5 marzo 2010 incontra i cittadini per spiegare il Piano provinciale sui rifiuti. Un incontro dovuto anche per il rispetto dei termini previsti dai regolamenti d’ispirazione europea (tipo la Carta di Aalborg) che richiedono la partecipazione delle comunità interessate ai provvedimenti di tale portata. Un atto dovuto che passa piuttosto in sordina nelle agitate acque casertane dove al piano Casa s’intreccia il PUC con le conferenze di servizi sulle cave. Un susseguirsi di progetti e problematiche di grosso rilievo per la vivibilità già piuttosto ridotta del nostro territorio. Per fare la storia del piano rifiuti bisogna ricordare come esso fu commissionato dall’amministrazione provinciale di Caserta alla Facoltà di Scienze ambientali della Seconda Università degli Studi di Napoli Con le parole rimaste famose di Lucia Esposito: “Basta con la colonizzazione di professioni e competenze venute da fuori a decidere su questo territorio. Abbiamo le competenze e le professionalità di cui necessitiamo. Si tratta di uno strumento di cui la provincia di Caserta ha assolutamente bisogno con la fine dichiarata (unilateralmente da Bertolaso) della fase emergenziale. Oramai la competenza in materia di rifiuti tornerà all’Ente Provincia o forse è già tornata. Sei sono le fasi previste per arrivare alla definizione completa che deve avvenire in questo anno. Per definire, quindi, nel dettaglio le strategie per la gestione dei rifiuti si procederà “a una zonizzazione del territorio. Il preside della facoltà di Scienze ambientali della Sun Paolo Pedone aveva evidenziato nell’ambito del suo incarico che “sarebbe una cosa rivoluzionaria cominciare a fare le discariche dove si possono fare e non dove si vogliono fare. L’Università in questo momento ha un dovere da compiere nei confronti della società e noi siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo per la costruzione di uno strumento che poi potrà essere utilizzato dai decision-maker“. L’accordo, autorizzato dalla giunta provinciale DE FRANCISCIS, che prevedeva quindi varie fasi, tra le quali: individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, l’individuazione delle necessità impiantistiche, l’individuazione dell’offerta di recupero e smaltimento da parte del sistema industriale per i rifiuti urbani e speciali fino alla stima dei costi. Tutto questo per Pasquale Costagliola non ha avuto un minimo dibattito cittadino e quasi nessuno sa dell’incontro, eccetto alcune associazioni. Soprattutto il tenore generale rispetto ad un problema sempre irrisolto quale è quello dei rifiuti è piuttosto vago. Vorremmo sapere inoltre dove sono le soluzioni impiantistiche, che fine hanno fatto i progetti per la lavorazione della frazione umida, come lavorano le piattaforme per la differenziata riciclabile? E poi perché non si attua il divieto della commercializzazione dei sacchetti di plastica previsto da tempo anche in Campania.