Don Franco Di Stasio, un prete… padrone
La notizia della scomparsa del nostro collega Michele Cervellino ha rattristato tutti noi lasciando un profondo vuoto nelle nostre vite terrene ma facendo aprire i nostri cuori e colmandoli di serenità sapendo che il caro estinto avrebbe presto potuto godere della Grazia di Nostro Signore. Ciò che però ha reso amarissimo questo giorno ed ha accentuato il dolore di tutti noi è quanto avvenuto nella casa del Signore durante la funzione religiosa dell’estremo saluto e di intensa preghiera a Michele. Il parroco della Chiesa “San Michele Arcangelo” di Campagna, Don Franco Di Stasio, difatti ha negato ai colleghi, amici e parenti del defunto, di poter recitare la “Preghiera del Poliziotto” per una persona che alla sua Patria, allo Stato ed ai valori della sua divisa ha dato tutta la sua vita. La cosa ci ha colpiti profondamente e grande è stata la nostra meraviglia ma anche il nostro sdegno.
Da bambini a Catechismo ci hanno insegnato che la misericordia del Signore è immensa ed infinita, che Egli tutto perdona e che a chi ha sempre vissuto nel rispetto dei suoi comandamenti gli sarà aperta la porta dei cieli. Probabilmente la porta dei cieli si, ma non quella della Chiesa “San Michele Arcangelo” di Campagna. Eppure Michele Cervellino è sempre stato una persona ineccepibile, una persona buonissima, un uomo onesto e un servitore dello Stato fino alla fine. Evidentemente a Don Franco Di Stasio, parroco che “gestisce” la suddetta Chiesa, la morte del nostro estinto collega Michele sarà passata come un’altra “pratica da sbrigare” quasi come se il suo compito fosse quello di un mero burocrate di un qualsiasi Ufficio Statale. Una pratica come le altre, nulla di più.
Benissimo, ed è proprio questo quello che ci si aspettava; una funzione come le altre, un funerale che potesse dare la possibilità ad amici, familiari e colleghi del defunto di pregare per la sua anima con tutto l’amore che il Signore ci ha insegnato ad avere nei nostri cuori. Non volevamo o pretendevamo trattamenti speciali o favori particolari; chiedevamo solo umilmente di poter pregare per il nostro Michele. La cosa che ci fa sorridere amaramente è che tutto questo sia avvenuto proprio nella Chiesa dedicata al Santo Patrono e Protettore della Polizia di Stato “San Michele Arcangelo”. Come se non bastasse, Don Franco ha vietato, in modo arbitrario e decisamente soggettivo, il Sacramento della Comunione a chi, a suo dire, non era solito andare in Chiesa da diverso tempo. Eppure sempre a Catechismo ci è stato insegnato che il Sacramento della Comunione, profondo, intenso ed intimo legame con il Signore, è una cosa intima e che dobbiamo sentire nei nostri cuori se siamo degni di ricevere il corpo di Cristo. Evidentemente chi si è presentato durante l’Eucaristia sentiva di poterlo ricevere, considerando anche (ma forse questo Don Franco lo ignora) che ci sono molte altre Chiese in cui i presenti si sono potuti confessare prima della funzione e che magari allo stesso tempo frequentando assiduamente. O forse Don Franco ha la presunzione di essere il solo Ministro di Dio e l’unico in grado di giudicare chi è degno e chi meno di ricevere il Corpo di Cristo?! Per il futuro ci viene da consigliare a Don Franco di creare una tessere della sua Chiesa, una specie di tessere fedeltà con tanto di raccolta punti; una scheda su cui apporre bollini ad ogni confessione e relativa funzione religiosa in modo da avere il diritto alla Comunione esibendola sull’altare. Una tessera nominativa di quelle che si usano nei supermercati o per accedere allo stadio la domenica. Anche perché il comportamento di Don Franco è molto simile ad un gestore privato, quasi come se la Chiesa di “San Michele Arcangelo” fosse di sua proprietà. Eppure al Catechismo ci è stato insegnato che la Chiesa è una assemblea, una comunità di fedeli e non una struttura fatta di pietre e cemento, bensì una entità costruita di amore, fede e preghiera. Ma l’intenzione di questa O.S. non è quella di giudicare nessuno, tantomeno il comportamento, a nostro parere assurdo, di Don Franco; anche perché sempre al Catechismo (ma non sarà che una ripassata di questo Catechismo servirebbe anche un po’ a Don Franco?) ci hanno insegnato a non giudicare mai ma ad affidarci solo al giudizio di Nostro Signore.
Il nostro è solo un modo, per quanto inconsueto, di dare il nostro saluto al caro Michele, certi che le nostre preghiere arriveranno al Signore anche se non provenienti dalla Chiesa di “San Michele Arcangelo” di Campagna.
Le nostre preghiere saranno così forti ed intense perché arriveranno direttamente dai nostri cuori.
E visto che non siamo nella Chiesa di Don Franco, pubblichiamo qui di seguito la preghiera del poliziotto, per Michele e per tutti i nostri colleghi servitori di Dio e dello Stato che ora non sono più tra noi.
La preghiera del poliziotto
dedicata a San Michele Arcangelo
“San Michele Arcangelo, nostro celeste Patrono,
che hai vinto gli spiriti ribelli – nemici della
Verità e della Giustizia – rendi forti e generosi,
nella reverenza e l'adesione alla Legge del
Signore, quanti la Patria ha chiamato ad
assicurare tra i suoi cittadini concordia, onestà
e pace affinché – nel rispetto di ogni legge – sia
alimentato lo spirito di umana fraternità. Per
questo, imploriamo dal tuo Patrocinio
rettitudine alle nostre menti, vigore ai nostri
voleri, onestà agli affetti nostri, per la serenità
delle nostre case e per la dignità della
nostra terra!”
Amen