Accadde oggi: rubrica a cura di Angela Izzo

L’8 giugno 452 Attila invade l’Italia. Attila, soprannominato ‘flagello di Dio’ per la sua crudeltà, era il capo degli Unni, cavalieri di stirpe mongolica provenienti dalle steppe asiatiche, calò dalle Alpi Giulie con i suoi guerrieri e senza incontrate alcuna resistenza. Gli Unni si riversarono in quello che è l'attuale Nord-Est, cingendo d'assedio Aquileia e conquistandola. Gli storici riportano che quando cadde Aquileia tutto il mondo romano tremò, trattenendo il respiro. Da qui l’invasione proseguì verso sud, nell'attuale Veneto (alcuni fanno risalire a questo periodo la nascita dei primi insediamenti della futura Venezia), conquistando città e villaggi, compresa Padova. Da qui Attila si mosse ad ovest: Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo: tutte caddero espugnate, distrutte, i cittadini massacrati sul posto e, i fortunati sopravvissuti alla carneficina, fatti prigionieri. Per un po', gli Unni resteranno a nord del Po: gli sciamani annunciavano ad Attila il pericolo di una calata verso Roma. Il pensiero correva inevitabilmente ad Alarico che, dopo averla saccheggiata, era morto di malattia in Calabria, prima di sbarcare in Africa. Inoltre e soprattutto, carestia e peste colpivano le file degli Unni e un'avanzata verso sud li avrebbe allontanati dai rifornimenti. Il timore che Attila si dirigesse a Roma, però, spinse lo stesso papa, Leone I, ad intervenire. La presenza del papa significava che l'impero era realmente in pericolo. Molte furono le leggende attorno all'evento: c'è chi disse che i santi Pietro e Paolo apparissero al fianco di Leone I, chi disse che Attila fosse rimasto impressionato dalla presenza di un vecchio che, vicino al Papa, impugnava una spada sguainata.
Quel che è certo è che i due uomini si parlarono da soli, lontano da tutti. Alla fine, clamorosamente, Attila si ritirò, tornò dai suoi e fece voltare loro le spalle a Roma. Il papa, probabilmente, aveva convinto il capo degli Unni ad abbandonare l’Italia in cambio di una grande quantità di oro e d’argento. Attila, che rimaneva un grande condottiero, resosi conto delle forti perdite tra i suoi a causa delle epidemie, aveva accettato di ritirarsi. L’anno successivo, al termine delle sue nozze con la giovane Ildico, Attila dopo aver bevuto tantissimo, moriva soffocato da un’emoraggia. Così scompariva un uomo che aveva conquistato enormi territori, lasciando dietro di sé morte e sterminio e per gli Unni iniziava un percorso storico a ritroso, verso l'oblio.

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