L’ingresso trionfale di Carlo III di Borbone a Capua

"Vai e vinci! La più bella corona ti attende", furono queste le parole che Elisabetta Farnese rivolse al figlio Carlo, incitandolo a liberare Napoli e Sicilia dagli austriaci. L'Infante entrò a Napoli nel maggio 1734 mentre i comandanti austriaci si preparavano alla difesa. Capua era una delle piazzeforti meglio presidiate tanto da essere chiamata " Clavis Regni". Nella città furono trasportati cannoni e mortai, uomini e condannati furono impiegati per rafforzare le fortificazioni, furono spianati giardini e alzate barricate. Tutti i monasteri furono saccheggiati. Settecento reclute giunsero nella città. In Piazza Eboli fu collocata una forca a scopo intimidatorio e il maresciallo Traun si trincerò in Piazza dei Giudici per resistere all' assedio borbonico. Furono ammazzati molti cani poichè di notte abbaiavano e avrebbero potuto far scoprire i movimenti delle truppe ai nemici. Il Palazzo di Ettore Fieramosca fu trasformato in una polveriera custodendo 4000 bombe. Il 10 maggio il re fece il suo ingresso trionfale a Napoli proclamandosi "Re delle Due Sicilie". Un trombettiere dei carabinieri giunse a Capua per intimidire la resa ma il maresciallo Traun  non volle arrendersi. Durante gli otto mesi di assedio si recitavano preghiere nelle varie chiese. Francesco Olimpo, padre della chiesa di S. Domenico, pur di ricevere la grazia di far cessare le ostilità, celebrò quindici messe successive e durante tali devozioni giunse la notizia che Capua si era arresa. Il 21 dicembre Carlo III di Borbone arrivò nella cittadina capuana. Strade e vicoli furono ornati con drappi e festoni, arredi e medaglioni abbellivano via Duomo mentre Porta Napoli era ornata con apparati in seta e argento. Sulla destra del portale fu posto un maestoso trono, lungo il cammino firono collocate statue raffiguranti la Giustizia, la Pace, la Religione, la Clemenza, l' Abbondanza e la Fortezza. In bella vista fu collocato il ritratto del sovrano tra due sculture, una raffigurante il fiume Volturno e l' altra il monte Tifata. Il re fu ospitato dal duca di S. Cipriano nel Palazzo Antignano e il giorno seguente si recò al Duomo per ascoltare un Te Deum per poi montare a cavallo e visitare l' intera città ormai conquistata. Dopo due secoli di dominazione straniera iniziò una rinascita culturale, politica ed economica per il paese. Amante dello sfarzo e del bello, si servì dei migliori artisti napoletani per restaurare molti edifici. Francesco Collecini, noto artista nel cantiere del Real Sito di San Leucio, intervenne nella trasformazione della chiesa di Montevergine. Domenico Vaccaro e Ferdinando Sanfelice, massimi esponenti del barocco, furono impiegati nella realizzazione nella chiesa delle Dame Monache. Il complesso dell' Annunziata fu restaurato da Mario Gioffredo e Carlo Patturelli, quest' ultimo capomastro nel cantiere della Reggia di Caserta. Luigi Vanvitelli, protagonista assoluto della vita artistica dei Borbone curò il progetto per il campanile della chiesa di Santa Placida.

 

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